Attualità

Festival Internazionale dell’Economia: Bianchi e Gavosto a confronto sulla scuola del futuro

Nell’ambito del Festival Internazionale dell’Economia, in corso di svolgimento a Torino, si è tenuto l’incontro “Istruzione, crescita e uguaglianza” con ospiti il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi e il direttore della Fondazione Agnelli Andrea Gavosto. Ha moderato la giornalista del Corriere della Sera Gianna Fregonara.

Alla base della discussione, la proposta di riforma della scuola lanciata da Andrea Gavosto e raccontata nel suo libro “La scuola bloccata”:

La scuola secondaria presenta una struttura molto frammentata delle materie, una struttura bloccata, si sceglie il liceo o il professionale e non si hanno margini di manovra. Le scelte sono spesso condizionate dalle famiglie di provenienza – spiega Gavosto – non in tutte le scuole ci sarà possibilità di offrire più opzioni ma dare più possibilità di scelta permette di maturare e favorisce l’equità. Ci sono tante strategie didattiche che racconto nel libro. Questo non vuol dire che la lezione frontale non serva, anzi. La scuola cambierà quando riusciremo a cambiare la didattica. E anche gli spazi sono importanti, le scuole devono essere abbastanza flessibili come ambienti”.

“Ieri c’è stato lo sciopero generale della scuola – spiega il Ministro Bianchi – è stato un giorno di riflessione, al di là dei numeri. C’era il tema del contratto e il tema della legge 36 che dovevamo per forza mettere nel Pnrr. Si dice tagli, noi abbiamo assunto l’anno scorso 57mila insegnanti, quest’anno 61mila e entro l’anno prossimo 70mila. La formazione per tutti in orario di servizio, dobbiamo formare tutti ad un uso del digitale che permetta di insegnarlo ai ragazzi. Dal 2021 al 2032 mancheranno 1 milione e 400mila bambini. non facciamo dei tagli, caliamo il numero delle persone nelle classi. Non vedo una scuola bloccata girando per gli istituti. Vedo entusiasmo nel ripartire, dobbiamo ricucire il Paese. La via che dobbiamo praticare è l’autonomia. Dobbiamo avere il diritto di essere diversi. Oggi abbiamo migliaia di sperimentazioni che non diventano sistema. Il vero buco è dai 14 ai 16 anni. L’insegnante è l’adulto di riferimento, per essere bravi professori bisogna essere onesti maestri. Poi dev’essere fondato sulla sua materia. La scuola primaria ha trovato un suo equilibrio. Gli insegnanti della scuola superiore sono legati ad una materia”.

Redazione

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