La regista Liliana Cavani è stata premiata ieri, 30 agosto, al Festival del Cinema di Venezia 2023 con il Leone d’Oro alla carriera in occasione della presentazione del suo ultimo film “L’ordine del tempo” in uscita oggi. A margine delle celebrazioni la 90enne ha rilasciato alcune dichiarazioni di interesse per il mondo della scuola.
Ecco le sue dichiarazioni all’Ansa: “Quando sento parlare di ritorno al fascismo penso che la madre degli imbecilli non muore mai, mi stupisco sempre, penso sia dovuto all’ignoranza sui fatti, la storia a scuola va studiata di più e meglio, volendo capire come è andata, ancora ci sono persone che negano, il famoso negazionismo, è una cosa da non crederci, è più facile credere ad un asino che vola, io lo prenderei e lo legherei ad una sedia con gli occhi aperti se no ti pungo, facendogli vedere tutti i filmati autentici. La scuola non si è adeguata alla ferocia dei tempi, se non guardiamo alle cose come sono andate facciamo fatica a credere al progresso, e infatti ci sono ancora guerre e gli arsenali sono pieni di bombe atomiche nonostante il disastro di Hiroshima e Nagasaki”.
La regista ha parlato ancora di storia, come riporta Lapresse. “C’è qualcosa che non funziona nel programma scolastico, è assurdo perché conoscevo tutto della guerra del Peloponneso e nulla della seconda guerra mondiale. Sono successe cose terrificanti, basti pensare ai 9 milioni di morti in campi sterminio”.
Lo storico Gianni Oliva, su La Stampa, ha parlato proprio di questo, esprimendo la sua opinione: a suo avviso gli eventi storici più recenti hanno priorità. Ecco il suo intervento:
“Il problema sono davvero i giovani che non sanno molto (e spesso non sanno nulla) della Guerra Fredda, dell’Italia degli anni di piombo e di tritolo, del perché ci sono una Corea del Nord e una del Sud? O il problema è invece un sistema scolastico dove la storia in sé è poco in onore, e ancor più non è in onore la storia contemporanea? Siamo sinceri: qualsiasi studente ha sentito parlare della battaglia di Canne o della conquista delle Gallie, quasi nessuno di Aldo Moro o di piazza Fontana”.
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