Anche quest’anno monta la polemica sull’opportunità di avviare nelle scuole pubbliche riti e celebrazioni religiose di avvicinamento alle feste natalizie.
Il caso recente accaduto Rozzano è solo uno dei tanti di come educatori, dirigenti e famiglie affrontino con approcci non più dello stesso tenore questo genere di iniziative, a causa del contesto sempre più multietnico dei discenti. L’obiettivo da centrare, secondo molti, è trovare il giusto equilibrio fra tradizione e altre culture.
Al momento, tuttavia non sembra esservi traccia di soluzioni utili al pieno rispetto della tradizione e nel contempo delle diverse credenze religiose.
Ci sono scuole, ad esempio, che hanno rinunciato al presepe posto negli ingressi degli edifici, lasciando comunque libere maestre ed educatrici digestire al chiuso della propria aula, nelle classi sempre più multietniche, la festa della natività. Altre che continuano ad aprire le porte alle visite dei vescovi, altre ancora che le hanno chiuse ai prelati per non creare imbarazzo agli alunni di credi diversi,
Però, il Natale non comporta solo simboli religiosi, ma anche messaggi di accoglienza e di pace universale. Che una scuola non può trascurare, proprio per il messaggio e il valore che incarnano.
Ai lettori de ‘La Tecnica della Scuola’ chiediamo allora se sia giusto o menofesteggiare a scuola il Natale, attraverso i tradizionali simboli o celebrazioni, quindi i canti, le recite, l’allestimento del presepio. Eseinvece giunto il momento di mantenere un distacco di tutto ciò dall’istituzione scolastica.
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