La lettura ad alta voce, è ormai assodato, è un momento importante nella relazione genitore-figlio e, se esercitata con una certa continuità, contribuisce allo sviluppo cognitivo ed emotivo dei bambini e si traduce, nel percorso scolastico, in una maggiore facilità di apprendimento. C’è oggi un’offerta editoriale ricchissima e varia di libri per l’età prescolare. Perché, allora, leggere le fiabe della tradizione popolare ai bambini del XXI secolo?
Grazie alle loro caratteristiche intrinseche (l’essenzialità espressiva, il ritmo narrativo, la trama ricca di avventure, la presenza dell’elemento meraviglioso) le fiabe esercitano un grande fascino sui piccoli e ne arricchiscono fortemente l’immaginario.
L’universo della fiaba, con il suo corredo di metamorfosi, sortilegi, orchi crudeli, streghe malvagie e aiutanti magici, che condivide talvolta dei motivi con i miti e le leggende locali, rappresenta un prezioso patrimonio culturale. Ci sono poi le prove che i protagonisti devono affrontare per conquistare il lieto fine. Le fiabe, che hanno uno spessore millenario, contengono infatti, come afferma Calvino, «una spiegazione generale del mondo, in cui c’è posto per tutto il male e per tutto il bene e ci si trova sempre la via per uscire fuori dai più terribili incantesimi».
Ma le fiabe giocano un ruolo fondamentale anche perché stimolano la capacità immaginativa: «servono soprattutto alla formazione della mente: di una mente aperta in tutte le direzioni del possibile. Toccano, nel bambino, la molla dell’immaginazione: una molla essenziale alla sua formazione di uomo completo», sottolinea Rodari.
La lettura di fiabe a bambini in età prescolare rappresenta inoltre un’occasione privilegiata di incontro con la lingua. Catturati dalla narrazione, i bambini introiettano la sintassi del racconto e interiorizzano la struttura del discorso, gli usi grammaticali e i significati delle parole. La pratica della lettura di fiabe può contribuire quindi a contrastare l’impoverimento lessicale di cui purtroppo i più piccoli oggi sono vittime e può fornire loro, allo stesso tempo, l’occasione di misurarsi con la dimensione storica e la profondità cronologica: «il “c’era una volta” della fiaba è il primo accostamento al “c’era una volta” della storia», rileva acutamente Rodari.
Il momento della lettura ad alta voce deve essere un tempo “di qualità”, uno spazio di condivisione da cui è opportuno bandire fonti di distrazione, come la tv o lo smartphone. È importante rendere la lettura il più possibile coinvolgente. Lo si può fare modulando la curva intonativa, modificando la voce per interpretare quella dei diversi personaggi, facendo delle brevissime pause per alimentare la suspense e usando le espressioni del volto e i gesti per accompagnare la narrazione e sottolinearne certi passaggi.
Alcuni genitori temono che le fiabe presentino alle bambine un modello femminile passivo. Alcune delle fiabe più celebri, in effetti, hanno delle protagoniste dolci e remissive, buone soltanto ad aspettare pazientemente il principe che le salvi e le sposi. Ma non si dovrebbe sottovalutare troppo lo spirito critico delle bambine di oggi. E d’altronde le fiabe popolari sono ricche di eroine intraprendenti e piene di risorse. Basti pensare alla protagonista di Il naso d’argento, versione piemontese di Barbablù, in cui è la giovane a salvarsi grazie al proprio ingegno, o a quella di Gràttula Beddàttula, briosa versione siciliana di Cenerentola, entrambe presenti nella raccolta Fiabe italiane di Calvino, che è un vero e proprio scrigno di meraviglie.
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