Spesso abbiamo parlato del figlio, oggi ventenne, della showgirl ex Miss Italia Martina Colombari e del calciatore Alessandro Billy Costacurta. Quest’ultimo si è reso protagonista di quelle che molti hanno definito “bravate“, mostrate in bella vista sui social.
Ora le cose sembrano essere cambiate, come ha detto in una intervista riportata da Il Gazzettino. Il giovane ha vissuto una vera e propria dipendenza da social, cosa ormai sempre più comune: “Per me i social network sono stati come un gioco d’azzardo. Una vera e proprio dipendenza. Non riuscivo a farne a meno. Non riuscivo a uscirne. Trascorrevo le mie giornate a letto, con il telefonino in mano, a navigare sui profili altrui per vedere quello che facevano. A volte per imitarli e per fare meglio di loro. Sempre”.
“Un periodo durissimo, che ho affrontato e superato anche grazie all’aiuto dei miei genitori che mi hanno capito e supportato. C’è voluto del tempo, sono stato aiutato e ne sono uscito. Adesso non sono più schiavo di quel mondo e mi godo ogni singolo minuto delle mie giornate. Spesso senza mandare o ricevere messaggi. Sono io a decidere quando leggere un messaggio oppure quando mandarlo”, ha spiegato.
Anche il rapporto con i genitori sembra essere migliorato: “Quando sei piccolo vedi tuo padre e tua madre come nemici. Soltanto quando cresci scopri che tutto quello che fanno per te lo fanno per uno scopo: per il tuo bene. All’improvviso cambiIo ho deciso che non meritassero di soffrire per me. Ho iniziato a comprenderli. Mi sono reso conto che un genitore non farebbe mai male a un figlio. Anzi. Quando ho fatto mio quel concetto, quando ho capito che mio padre e mia madre non erano miei nemici ma le persone cui volevo più bene in assoluto, sono cambiato. Adesso siamo amici”.
Proprio in un’intervista di tempo fa nel podcast Mamma Dilettante di Diletta Leotta, Martina Colombari ha parlato del complicato rapporto con il figlio, soprattutto riguardo all’educazione a scuola.
“Quello che avveniva fuori di casa era molto diseducativo: lui per un periodo ha pensato che gli fosse tutto dovuto, da qui la difficoltà nel rispettare le regole, nel rispettare l’autorità”.
Proprio per questo motivo, ha spiegato Colombari, questa fase di ribellione del figlio li ha portati anche a cambiare diverse scuole: “La sua frase storica è sempre stata ‘No mamma non è come credi’. Dopo una nota, dopo un’espulsione a scuola, dopo una marachella, dopo un petardo nel water dello spogliatoio del basket. ‘No mamma non è come credi’. Lui aveva sempre una sua versione, peccato che non corrispondesse mai alla realtà”.
E ha aggiunto: “Inizialmente lo mettevi in castigo, poi gli toglievi delle cose, poi invece ho lavorato sui premi, però poi devono sbagliare anche loro, prendere delle porte in faccia e arrangiarsi un po’. Non puoi esserci sempre tu. Lui le ha prese due sberle, anche più di due. Da me, dal padre”.
“Faccio errori come tutti, ma sono un bravo ragazzo,” aveva detto settimane fa. Nella vita ho fatto tante cose, ho fritto in un bar, poi ho lavorato in ufficio. Ora mi sono fermato per pensare“, ha spiegato. Il giovane ha rivelato di voler tornare a studiare, con un obiettivo chiaro: “Il 3 ho un’udienza, poi vado a riscrivermi al liceo. Mi presenterò all’esame senza dover frequentare la scuola”.
Il giovane ha poi svelato uno degli aspetti più duri del suo percorso: un anno e sette mesi trascorsi in un centro penale a Parma. “Eravamo ragazzi di tutte le età, in camere da quattro ed eravamo in trenta“, ha raccontato, aggiungendo dettagli sulle dure condizioni del centro. “Loro prendevano 160 euro a persona e a noi davano massimo un cucchiaino di parmigiano a pranzo e uno a cena. Il ketchup e la maionese solo il sabato e la domenica, le bibite solo nei festivi”.
Poi ha raccontato anche di aver lavorato in cucina e nell’orto, ma di aver perso la possibilità di utilizzare il trattore per averlo usato di notte senza permesso.
“Sbagliando si impara, e per fortuna l’ho capito adesso, meglio ora che a 50 anni. La comunità? Ne parlerò nel mio libro, tanti ricordi traumatici li ho rimossi. Però questa esperienza dura mi è servita, ma la mia testa è un po’ matta e ogni tanto ci ricasco”, ha concluso.
Come abbiamo scritto, peggiora la dipendenza dei giovani rispetto ai social media e alla libera navigazione su internet: uno studio nazionale sui minori tra gli 8 e i 16 anni ha rivelato che ormai quasi tutti trascorrono on line da una a tre ore al giorno, uno su cinque oltre le quattro ore, utilizzando diversi strumenti tra cui social network, messaggistica e piattaforme streaming.
I dati sono contenuti nello studio ‘Alfabetizzazione mediatica e digitale a tutela dei minori: comportamenti, opportunità e paure dei navigatori under 16′, promosso dal ministero delle Imprese e del Made in Italy con l’Alta Scuola in Media, comunicazione e spettacolo dell’Università Cattolica.
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