Filiera tecnologico-professionale 2025/26, il CSPI si è espresso, ma la FLC Cgil incalza
Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) ha espresso il proprio parere sullo schema di decreto relativo alla filiera formativa tecnologico-professionale per l’anno scolastico 2025/26. La consultazione si è svolta il 2 dicembre, in attuazione dell’art. 25-bis del DL 144/22, convertito dalla Legge 175/22 e integrato dall’art. 1 della Legge 121/24.
Il decreto conferma, anche per l’anno scolastico 2025/26, la possibilità per gli istituti tecnici e professionali del sistema nazionale di istruzione e formazione di attivare percorsi sperimentali quadriennali nell’ambito della filiera tecnologico-professionale.
L’iniziativa si colloca nel quadro delle politiche di rafforzamento dell’istruzione tecnica e professionale, con l’obiettivo di rispondere alle esigenze del mercato del lavoro e favorire l’integrazione tra formazione e innovazione tecnologica.
Di seguito i motivi del voto contrario espresso dalla componente FLC CGIL del CSPI:
La sperimentazione proposta resta analoga nella sostanza a quella definita lo scorso anno scolastico rispetto alla quale il CSPI aveva già espresso un parere estremamente critico.
Questa nuova proposta di sperimentazione, priva di evidenti criteri scientifici, non tiene neanche conto della precedente sperimentazione dei percorsi quadriennali avviata nel 2018 che non è mai stata oggetto di valutazione.
Rappresenta una destrutturazione del sistema nazionale di istruzione consegnando di fatto la filiera tecnologico-professionale al governo delle Reti (Campus) che diventeranno il soggetto di riferimento delle regioni “in funzione delle esigenze specifiche dei territori”.
Dirige in tutt’altra direzione la reale esigenza di costruire, a partire dal rilancio dell’autonomia scolastica, un progetto educativo che coinvolga il territorio non solo per l’uscita verso il lavoro, ma come risorsa importante per una didattica innovativa che dia valore all’esperienza diretta degli studenti.
Sperimenta un percorso che si configura come una riforma sostanziale dell’istruzione secondaria, nazionale e regionale, con ricadute anche sulla terziaria visto che modifica le forme di accesso all’ITS Accademy, senza che si sia aperta una riflessione dell’intero sistema d’istruzione.
Prevede l’ingresso di soggetti privati esterni nelle attività di coprogettazione dell’offerta formativa che in questo modo finiranno per dettare le condizioni di gestione della scuola, dal PTOF, all’organico, alla valutazione.
Propone percorsi diversificati, distinti e separati già a partire dal primo biennio della scuola secondaria, che rappresentano una canalizzazione precoce che riteniamo inaccettabile per una scuola autenticamente democratica.
Prevede tempi di adozione della sperimentazione da parte delle scuole troppo ristretti e non contempla esplicitamente l’approvazione dei percorsi da parte del Collegio dei docenti e degli organi collegiali, passaggio indispensabile perché la sperimentazione non sia il risultato non condiviso di pressioni ministeriali sulle dirigenze degli istituti.
Modifica le norme finora in vigore per l’accesso all’esame di maturità prevedendo la deroga alla frequenza del corso annuale e dell’esame preliminare per gli studenti dei percorsi quadriennali Ie FP interni alla filiera, una scelta che rischia di occultare le differenze di formazione degli studenti invece di operare per un loro reale riallineamento