L’idea del ministro Patrizio Bianchi di introdurre nel curricolo degli istituti tecnici l’insegnamento della filosofia sta raccogliendo pareri contrastanti.
“Inserire la filosofia nei tecnici – sostiene per esempio Stefano Stefanel dirigente del liceo Marinelli di Udine – è una cosa corretta, ma andare nei tecnici a insegnare storia della filosofia mi sembra un insulto. La filosofia è fondamentale per le aziende, ma credo che i laureati italiani in filosofia la maneggino male, purtroppo in Italia sono in pochi a gestire la filosofia senza pretendere l’apprendimento della storia della filosofia”.
“Personalmente – afferma Raffaele Iosa, già dirigente tecnico – condivido l’idea di fare filosofia con tutti, ma allora perché non pensiamo a un taglio filosofico in tutte le attività della scuola? Per esempio riflettere sulle cose fatte, o fare un po’ di maieutica a partire dalle opinioni? L’idea non è sbagliata ma bisogna evitare che tutto si riduca ad introdurre altri capitoli del manuale da studiare”.
Aggiunge Franco De Anna, anch’egli ex dirigente tecnico: “Proprio così: sarebbe la negazione delle disciplina, si dice che persino il filosofo Giovanni Gentile si fosse un po’ arrabbiato con chi lo aveva sostituito al Ministero perché la sua idea sulla centralità della filosofia era stata poi banalizzata e ridotta allo studio della storia del pensiero filosofico. Il tema è più complesso, forse è sarebbe necessario riprendere l’idea della flessibilità del curricolo di scuola per la quale più che l’aggiunta di una disciplina sarebbe importante progettare moduli per una esplorazione dei fondamentali del pensiero filosofico”.
La dirigente dell’istituto tecnico agrario “Sereni” di Roma Patrizia Marini, che è anche la responsabile della rete nazionale degli agrari, entra più nel merito e spiega: “A me sembra che prima di pensare ad introdurre un’altra disciplina del tutto nuova bisognerebbe forse pensare a ripristinare le ore tolte nei tecnici con la riforma di 10 anni fa. Negli agrari, per esempio, c’è un paradosso: sono state eliminate sia la botanica sia la meccanica; ma come si fa a diventare un tecnico agrario senza studiare la botanica? L’Italia è il secondo produttore al mondo di macchine agricole, siamo una assoluta eccellenza in questo campo, ma se si riducono le ore delle discipline tecniche rischiamo di arretrare”.
Anche Emanuele Contu, dirigente dell’IS Puecher Olivetti di Rho (MI), si mostra perplesso: “Sono piuttosto refrattario all’aggiunta di ‘materie’ ai curriculi, mentre a mio parere dovremmo investire su trasversalità e permeabilità. E poi, da dirigente di istituto professionale, mi sembra un po’ curiosa l’idea che la filosofia possa essere utile e buona per gli studenti del tecnico, ma non sia adatta per quelli del professionale; ho la sensazione ci sia dietro un pensiero inconsapevolmente mortificante nei confronti di chi sceglie questi percorsi formativi”.
Beppe Bagni, presidente nazionale del CIDI, associazione professionale che da sempre si batte per un curricolo unitario dai 3 ai 16 anni, si attesta su questa posizione e afferma: “A me sembra un problema mal posto; secondo me bisogna smetterla con le uscite estemporanee che, guarda caso, sono sempre finalizzate ad introdurre nuove discipline nella scuola. Quello della filosofia è un tema importante ma nei tecnici ci sono già il diritto, la storia e l’italiano tutte discipline che devono essere affrontate facendo ricorso ad elementi di storia del pensiero. Abbiamo una scuola già fin troppo frammentata in troppe discipline, più che introdurre nuove materie è necessario mettere mano alla revisione dei curricoli”.
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