Contrariamente alle previsioni di qualche mese fa, il sommovimento dei nuovi gruppi politici non cambierà di molto gli equilibri del nuovo parlamento europeo.
Vedremo i risultati effettivi, al di là delle proiezioni.
L’unica speranza è che questi cambiamenti portino, comunque, al superamento delle contraddizioni che ben conosciamo.
Parlo della trasformazione dell’Europa in qualcosa che oggi è solo in minima parte.
Cioè, con una Costituzione, un vero vero stato di diritto.
Che si faccia capace di andare oltre gli interessi di parte, che sono ancora troppi e che stanno mettendo in conflitto gli uni verso gli altri, in una organizzazione che riconosca e valorizzi le diversità.
Politiche comuni, comprese quelle fiscali, solidali, economiche, formative, di partecipazione.
Sul piano istituzionale, una confederazione su principi sussidiari.
Capace di assicurare libertà nella solidarietà.
Con il primato, come in tutte le democrazie, del principio parlamentare in una poliarchia a più voci, secondo l’equilibrio e la trasparenza dei poteri e delle responsabilità.
Oggi l’Europa è un gigante economico, ma un nano politico.
Potrebbe, fatte le giuste proporzioni, per la sua storia, ritagliarsi uno spazio geopolitico inedito, come punto di riferimento per le grandi contraddizioni mondiali.
Solo un sogno?
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