Sulla questione finanziamenti alle scuole assegnati in base ai risultati l’Anief fa già sapere la propria posizione.
Secondo l’associazione di Marcello Pacifico con questa disposizione il ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi “toglie la maschera e dà seguito alle logiche ‘premiali’ introdotte con la Riforma Brunetta della PA nel 2009”.
“La norma legiferata – sostiene l’Anief – non è altro che il continuum di quanto prodotto dal legislatore durante l’ultimo esecutivo guidato da Silvio Berlusconi. In particolare, già la riforma Brunetta della Pubblica Amministrazione, il decreto 150/09, aveva attribuito carattere imperativo alle logiche “premiali”. Nella fattispecie della scuola, l’ex ministro della Funzione Pubblica aveva agito da una parte attraverso l’annullamento degli scatti di anzianità e dall’altra concedendo i finanziamenti pubblici solo alle scuole ritenute più produttive”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, si tratta anche di una logica non inapplicabile al mondo della scuola: “prima di tutto perché la scuola non è l’università, visto che la formazione obbligatoria rientra nei servizi pubblici. In secondo luogo, adottando un criterio di meritocrazia all’istruzione pubblica si finirà inevitabilmente per danneggiare le scuole collocate in territori difficili e svantaggiati. Privandole dei pochi fondi che permettono oggi ai docenti di attivare progetti che danno sostegno ad una formazione scolastica svolta in contesti difficili, lo Stato di fatto condannerà gli alunni più svantaggiati, e i loro docenti, ad un percorso di crescita ancora più in salita di quello che il destino gli ha riservato”.
C’è da dire – per amore di verità – che la norma contenuta nel comma 149 dell’articolo 1 della legge di stabilità non è una invenzione del ministro Patroni Griffi o di qualche altro membro della compagine governativa.
Già a fine febbraio, formulando il proprio parere sulla legge di conversione del “decreto semplificazioni”, la Commissione Cultura della Camera aveva infatti sottolineato la necessità di prevedere un fondo di finanziamento unico per ciascuna istituzione scolastica comprensivo del fondo per il funzionamento e gli investimenti e del fondo per il personale.
E, sempre a proposito dei finanziamenti, la Commissione aveva proposto (anzi posto la condizione) che, per la loro erogazione, “si tenga conto dei risultati ottenuti”.
Il documento era stato approvato a larga maggioranza dalla Commissione e quindi, non appena si è presentata l’occasione, il Governo non ha fatto altro che adeguarsi alla volontà del Parlamento.
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