Finanziare le scuole private di stampo religioso va bene, ma a patto che siano riconosciute dallo Stato: a sostenerlo è la Corte dell’Unione europea.
L’importante sentenza, che sancisce la liceità nell’assegnare i fondi pubblici ad istituti scolastici non statali, è giunta come risposta ad un ricorso presentato alla Corte suprema austrica dopo che la ‘Chiesa libera avventista del settimo giorno in Germania‘ si era vista negare i fondi previsti in Austria destinate alle scuole private confessionali, poiché istituita e riconosciuta in Germania.
La Corte dell’Unione europea, interpellata sul caso, ha quindi replicato alla richiesta precisando che le sovvenzioni pubbliche versate alle scuole private confessionali possono essere riservate solo alle Chiese e alle associazioni religiose riconosciute dallo Stato membro interessato.
È probabile che questa sentenza possa creare degli sviluppi anche in altri Paesi membri dell’Unione europea. Quindi, anche in Italia, dove tutti gli ultimi governi hanno cercato di andare in soccorso alle scuole non gestite dallo Stato: delle realtà formative che con la pandemia da Covid sono in alto numero sprofondate in una profonda crisi economica per il drastico calo di alunni.
Nel nostro Paese, del resto, si tratta di una realtà molto articolata: sono oltre 10mila scuole paritarie, due su tre delle quali cattoliche: fine novembre, attraverso la Legge di Bilancio sono le sovvenzioni sono aumentate di 70 milioni, portando a 620 milioni la somma per le scuole paritarie, dopo i 550 milioni del governo Draghi. E la somma è stata confermata nella versione finale della legge economica di fine 2022.
Nell’ultimo periodo anche alcuni Enti locali sono intervenuti in soccorso delle scuole paritarie: uno degli ultimi casi, molto contestati, è quello di Bologna.
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