“La questione dell’integrazione scolastica degli alunni stranieri, che si interseca in modo profondo con quella relativa all’ottenimento della cittadinanza italiana, deve essere affrontata con lungimiranza, anche perché il 60% dei minori stranieri che risiedono in Italia sono nati qui da noi ed è anche a loro che dobbiamo guardare, dal momento che, nei fatti, sono già, a tutti gli effetti, veri e propri cittadini italiani, anche se non hanno ancora avuto il riconoscimento giuridico e lo status”. Sono parole importanti quelle che il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha pronunciato intervenendo il 28 giugno, a Montecitorio, alla presentazione del documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sulle problematiche connesse all’accoglienza di alunni con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico italiano, svolta dalla commissione Cultura della Camera.
“Il futuro – ha sottolineato il Presidente – non può irrompere all’improvviso senza essere stato né pensato, né governato. Quando ciò accade, il futuro stesso può essere portatore di tensioni e di conflitti”. Per questi motivi, Fini ha criticato “i criteri molto restrittivi per ottenere la cittadinanza italiana”, perché così posti come oggi “divengono un ulteriore peso per molti giovani che ormai si sentono italiani, ma che non sono riconosciuti come tali”. Per il presidente della Camera non vi sono dubbi: “tutto ciò influisce spesso sulla scelta di abbandonare il percorso scolastico e d’istruzione dopo la scuola dell’obbligo”.
Sostenere il contrario, che il presidente della Camera non abbia ragione, appare un’impresa davvero ardua.