Gianfranco Fini, già vicepremier nel governo Berlusconi e già presidente della Camera, ospite di Massimo Gramellini a ‘In Altre Parole’ su La7, interpellato dal giornalista sul tema della cittadinanza per gli immigrati, non ha avuto dubbi nel sostenere la proposta fatta dal Fi e del suo coordinatore, Antonio Tajani.
Anzi, è andato più in là, aggiungendo: “Io cominciai a parlare di integrare coloro che arrivano in Italia e ha dei requisiti già con la legge Bossi-Fini. Ora lo Ius Scholae, proposto da Forza Italia, va con attenzione valutato e spero lo faccia anche Giorgia Meloni che so non essere contraria a priori. È nei fatti che in questo momento la priorità di Fdi non è quella di valutare lo Ius Scholae. Non è nel programma di governo. Ma An aveva iniziato a ragionarci. Io sarei per ragionarci, senza scomuniche”.
Fini in pratica ha riconosciuto che se un ragazzo figlio di immigrati segue il percorso scolastico, imparando dunque la lingua, i costumi italiani, con le sue tradizioni e le sue storie, e riuscendo perfino a comunicare coi coetanei usando il dialetto di quella regione, non si capisce il motivo per il quale gli si debba negare la cittadinanza.
In pratica la tesi di Gianfranco Fini è che sulla legge di dare la cittadinanza, i parlamentari che facevano parte di Alleanza Nazionale, il partito da cui trae origine Fratellid’Italia, non si allontanano dalla posizione di Forza Italia. In quella corrente non ci sono stati cambiamenti riguardo l’importanza di sviluppare nuove norme per favorire l’integrazione, infatti quando ne ha parlato alla festa di Atreju, “non c’era alcun dissenso “.
Ma si è pure intrattenuto sull’amichettismo: “E’ una pessima pratica. Perché accade? Perché si spera che essendo amici, siano leali. Però c’è stato un momento in cui invece che mettere amici della prima ora, veniva messo il più svelto a salire sul carro del vincitore: il trasformismo. Meloni si fida di coloro che conosce bene”.
Quanto alle elezioni Usa, Fini resta a guardare. “Trump o Harris? Come si dice in America: da quello non comprerei una macchina usata. Ecco, Trump per certi aspetti è questo, ma anche Harris non dà garanzie. Al momento non voterei né l’uno né l’altro”.
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