Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, vorrebbe una scuola attenta alle nuove tecnologie, frequentata da studenti e docenti in grado di muoversi agevolmente sul web. Fini ha espresso il concetto intervenendo a Bagheria, l’8 giugno, nel corso della presentazione del suo libro “L’Italia che vorrei”.
“Oggi – ha detto il Presidente – viviamo in un’epoca dominata dalla rete. Proprio per questo credo che sia necessario inserire tra le materie scolastiche una sorta di guida all’uso della internet. Una pedagogia positiva per mettere in guardia i giovani dai rischi che possono correre navigando online“.
Il presidente della Camera avrà quindi espresso un sentimento positivo quando ha saputo, nel corso della giornata, della notizia riguardante le Nazioni Unite, le quali hanno stabilito che “l’accesso a Internet è un diritto fondamentale dell’umanità”. E che bloccarlo equivale a violare la convenzione internazionale sui diritti civili e politici. Il rapporto suona come un’accusa a quei Paesi, come Francia e Regno Unito, che stanno limitando l’accesso al Web in tutela del copyright ma anche a quei Governi che bloccano la rete per contrastare la protesta politica, come accaduto in Siria, in Iran o in Cina.
Il rapporto dell’Onu parla chiaro: “Togliere l’accesso degli utenti a Internet è una misura sproporzionata, qualunque ne sia il motivo, compresa la tutela del diritto d’autore. E’ una violazione dell’articolo 19, paragrafo 3, della Convenzione internazionale dei diritti civili e politici”. Anche la censura impiegata come strumento anti-terrorismo non è accettabile.
Il rapporto dell’Onu parla chiaro: “Togliere l’accesso degli utenti a Internet è una misura sproporzionata, qualunque ne sia il motivo, compresa la tutela del diritto d’autore. E’ una violazione dell’articolo 19, paragrafo 3, della Convenzione internazionale dei diritti civili e politici”. Anche la censura impiegata come strumento anti-terrorismo non è accettabile.
“Simili leggi – prosegue il rapporto – sono spesso giustificate con la necessità di proteggere la reputazione degli individui, la sicurezza nazionale e di contrastare il terrorismo. Tuttavia, nella pratica, sono spesso impiegate per censurare i contenuti con cui un governo e altre entità di potere non sono d’accordo”. In questo caso, il riferimento indiretto sembra proprio a Wikileaks.