La scuola divide gli italiani. Lo conferma il Rapporto Italia 2020, giunto quest’anno alla 32esima edizione, realizzato dall’Eurispes. Ma la divisione non vale per tutto: perchè sulla possibilità di stare in classe fino al mese di luglio, quasi il 70% dei cittadini si dice contrario. Evidentemente, comprendendo i tanti lati negativi e le controindicazioni pratiche.
Dal rapporto, realizzato su alti numeri di cittadini, è emerso che il 52,4% degli italiani interpellati si dicono d’accordo con l’estendere l’obbligo scolastico fino alla fine scuole medie superiori trova d’accordo (oggi si ferma al termine del biennio sempre delle superiori).
Poi, nel 54,1% dei casi si sono detti favorevoli sui sei mesi di servizio civile obbligatorio finita la scuola dell’obbligo (quindi si presume dopo la maturità).
Sempre all’incirca la metà (48,2%) hanno detto di sì all’opportunità di introdurre nel sistema scolastico un criterio meritocratico per la retribuzione degli insegnanti più bravi e preparati.
Si può parlare di maggioranza quando si è posta la possibilità di prolungamento dell’anno scolastico fino al mese di luglio: a questa domanda, solo il 32,9% degli intervistati ha detto di essere d’accordo. Anche perché sanno bene quali difficoltà si incontrerebbero nello svolgere le lezioni in aule dove la temperatura è vicina anche ai 40 gradi.
Senza dimenticare che per allungare le lezioni di un mese (a quale pro, visto che già siamo tra i Paesi dove si fanno più giorni di scuola l’anno?) bisognerebbe anche provvedere agli Esami di Stato, che in questo modo slitterebbero ad agosto, con ulteriori problemi pratici, oltre che la mancata possibilità dei docenti e dei dirigenti scolastici impegnati negli esami di fruire delle ferie garantite dalla Costituzione.
Accolta in maniera negativa anche l’eventualità della riduzione del numero delle Università presenti in Italia (il 33,3% si dice favorevole).
L’Eurispes ha quindi scoperto che tra le agenzie educative, la scuola viene relegata ad un ruolo di secondo piano e considerata formativa per la propria esperienza di vita solo nel 6,5% dei casi.
È la famiglia, al contrario, ad aver influito maggiormente sull’educazione degli italiani intervistati (47%).
Inoltre, per molti italiani, più dell’approfondimento dei grandi eventi storici (47,6%) i programmi scolastici relativi allo studio della storia dovrebbero privilegiare i fatti della storia recente (52,4%). Quest’ultima richiesta, hanno rilevato i ricercatori, arriva soprattutto dai giovani (il 57,1% dei 18-24enni e il 65% dei 25-34enni).
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