In Finlandia la nozione di insuccesso scolastico quasi non esiste. La percentuale di giovani in uscita dal sistema formativo senza alcun diploma si ferma allo 0,3%, contro il pesante 20% che, ad esempio, deve subire proprio il Canada. L’attenzione verso gli studenti in difficoltà è massima, in tutte le scuole operano gruppi di docenti senza un orario d’insegnamento prestabilito, che hanno come unico compito quello di prendere in carico dopo le ore di lezione gli allievi che mostrano difficoltà di apprendimento. I professori, dal canto loro, possono contare su aiuti e supporti di vario genere, come quello di potere conferire tre volte a settimana con gli psicologi della scuola per chiedere dritte e consigli su come relazionarsi con i ragazzi più problematici. Tutto il materiale scolastico, dalla gomma al libro di testo, è consegnato gratuitamente agli alunni, dalla prima classe delle elementari all’ultima del liceo. La scuola privata, di fatto, non esiste. Su circa quattromila istituti scolastici, soltanto una sessantina sono privati, ma sono finanziati al 100% dallo stato e obbligati a seguire gli stessi programmi delle scuole pubbliche. Vengono denominati “privati” perché hanno il diritto di scegliere i propri alunni sulla base delle proprie convinzioni religiose o della comunità linguistica di appartenenza (essenzialmente scuole musulmane, ebraiche o francofone). Tra le scuole pubbliche, inoltre, è bandita ogni forma di concorrenza, in quanto i risultati ottenuti dagli allievi non sono pubblicizzati. Infine – ma a questo punto la notizia apparirà normale – in Finlandia la professione docente gode di grande prestigio sociale e sono numerosissimi i giovani laureati che decidono di dedicarsi all’insegnamento. L’ultimo sciopero della categoria risale all’inizio degli anni Novanta.