Con il decreto salva precari ad un passo dall’approvazione e la legge di bilancio ormai più che delineata, ha destato una certa curiosità l’assenza di commenti da parte del numero uno del ministero dell’istruzione. Soprattutto perché il ministro Lorenzo Fioramonti si è sempre detto intransigente sugli investimenti da realizzare nella scuola con la manovra di fine anno. Il problema è che i finanziamenti concessi al comparto dell’istruzione sono molto distanti dai tre miliardi (due per la scuola), indicati dal ministro grillino come il minimo sindacale per poter dare una svolta al settore: un diktat che Fioramonti aveva posto addirittura qualche giorno prima di approdare alla poltrona più importante del dicastero bianco di viale Trastevere a Roma. Una condizione venuta meno, che ora potrebbe indurre il ministro a lasciare l’incarico.
Il suo addio al ministero dell’istruzione, secondo Il Messaggero, testata giornalistica di rilevanza nazionale, sarebbe imminente: il quotidiano romano ricorda che “i 3 miliardi per la scuola, in manovra non ci sono. Ce ne sono poco meno di un paio (anche meno ndr). Mancano quindi i fondi senza i quali Fioramonti aveva parlato di dimissioni già quand’era solo sottosegretario. Ora l’addio sembra imminente, forse prima di Natale”.
Fioramonti voterà comunque la fiducia alla manovra di Bilancio ma, scrive sempre il quotidiano romano, avrebbe informato il premier Conte e Di Maio che poi lascia per una questione di “coerenza”.
Del resto, il ministro ha ripetuto più volte, a molti, che deve mantenere la parola. Anche perché il messaggio è sempre stato chiaro: le dimissioni senza quei miliardi sono state ribadite in decine di interviste e occasioni. E così il governo perde per la prima volta un ministro. E c’è sempre una prima volta.
Il Messaggero si spinge anche su chi subentrerà Lorenzo Fioramonti al Miur: “Gli potrebbe succedere Nicola Morra, sempre M5S e presidente Antimafia, e sarebbe questa scelta da parte di Di Maio un modo per placarne le bizze da frondista o da critico”.
Tuttavia, c’è anche un’altra possibilità: quella di portare le dimissioni di Fioramonti dinanzi alla piattaforma Rousseau del Movimento 5 Stelle. A quel punto, il futuro del coerente ministro dell’istruzione capitolino sarebbe tutto nelle mani del popolo pentastellato.
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