Nel M5s c’è “l’impossibilità di un confronto critico. Non è ammesso il dissenso, non c’è ascolto. I panni sporchi in famiglia. Per il resto: si tace o si esce”. Duro attacco al Movimento Cinque Stelle quello sferrato, in un’intervista a Repubblica, dall’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti dimessosi in polemica con i fondi della Manovra e poi uscito anche dal Movimento. Che poi rincara: “Il mio gruppo mi ha attaccato come se fossi un nemico”.
Poi attacca la piattaforma Rousseau ritenuta “inadeguata, inutilmente costosa (un milione e mezzo l’anno, a prezzi di mercato ne costerebbe 30 mila), farraginosa. È sbagliato persino il modo in cui vengono poste le domande, declinate in modo da assecondare e incoraggiare risposte prevedibili”.
“A volte ci si dimentica cosa sono le cinque stelle – aggiunge ancora Fioramonti – Acqua pubblica, mobilità sostenibile, ambiente. L’economia del benessere è ciò a cui ho dedicato tutta la mia vita di studi. Serve un’alleanza di governi che puntino al benessere sociale e ambientale, non alla crescita del Pil”. E ancora: “Ci sono quattro governi che hanno preso a modello i miei lavori accademici, le mie proposte: Scozia, Finlandia, Nuova Zelanda, Islanda. Quattro giovani donne coraggiose. Volevo provare a farlo anche in Italia – conclude l’ex ministro – ma non potevo più fare la figurina da esibire. Se mi chiami per le mie competenze non puoi non tenerle in nessun conto”.
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