È durissimo il giudizio dell’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, intervistato dalla Tecnica della Scuola Live, sull’attuale gestione della scuola: la responsabile del Mi, Lucia Azzolina, a suo dire, starebbe portando la scuola allo sconquasso e per il ritorno a settembre c’è davvero da preoccuparsi.
L’idea del concorso semplificato
Fioramonti, che con le sue dimissioni natalizie è passato dal M5S al Gruppo Misto, ha ricordato che “dovevamo fare un percorso concorsuale semplificato, snello, per chi ha tre anni di servizio, come dice la Commissione europea: da ministro chiesi al Governo di dare una priorità a questo concorso”. A gennaio “hanno invece deciso di dividere il Miur in due ministeri. Potevano farlo qualche mese dopo, ma non in una fase così calda: si è rivelato un gravissimo errore perché hanno rallentato tutto per ulteriori due mesi. Quando si è in corsa, non si ferma la macchina”.
La ministra contro tutti
L’ex numero uno del Miur ha anche confermato il suo rapporto poco idilliaco con l’attuale titolare del MI: “Con la ministra Azzolina – ha detto – non ho molte cose in comune. E va precisato che non l’ho mai scelta come sottosegretaria, perché in questo Governo nessun ministro sceglie nulla. Quello che rimprovero alla ministra Azzolina è il non avere saputo dialogare con il mondo della scuola, con gli studenti, con gli insegnanti e i sindacati: in un momento così delicato e funesto, quale è quello della pandemia. Insomma, in una fase del genere si mettono da parte le questioni ideologiche e politiche, per aprirsi al dialogo. Solo con il coordinamento e la collaborazione si poteva mandare avanti la scuola in un momento così difficile”.
I patemi per le famiglie
Secondo l’ex ministro, Azzolina ha invece “tirato dritto, con una visione che ha sconquassato una scuola che era già allo stremo. Siamo tornati a far scioperare gli insegnanti, arrabbiare gli studenti, quindi allo scontro con le regioni, perché ci sono stati attriti pesantissimi”.
L’attuale ministra si è contraddistinta per “una serie di gaffe e improvvisazioni che aggiungono ulteriori incertezze per tante famiglie. Perché molto spesso sono state dette delle cose e poi l’opposto, generando” in questo modo “ulteriori patemi d’animo tra i genitori che si sono dovuti caricare sulle spalle anche la DaD. Anche se Azzolina avesse avuto ragione, in politica questo non si fa. Perché “è importante “lo stile con cui si fanno queste cose: non si può andare contro tutti. È stato davvero un pessimo atteggiamento”.
Il concorso mancato
Il concorso per soli titoli e servizi? “Si dovevano fare. Farli in un momento come questo, a maggior ragione nella storia d’Italia. Anche perché queste persone a settembre torneranno ad insegnare. Stabilizzare i migliori di loro era la cosa più giusta da fare. La scuola ha bisogno di molte risorse umane, anche di dirigenti, Dsga, personale ausiliario, come abbiamo fatto con gli Ata e gli ex Lsu. Si doveva prendere una decisione coraggiosa, aumentando anche i numeri del concorso ordinario: questo avrebbe avuto 70 mila posti nei prossimi due anni, riservandolo ai giovani laureati, gli abilitati e così via; chi aveva invece svolto il servizio andava selezionato subito con un concorso molto rapido, così a settembre saremmo arrivati con la metà delle cattedre da assegnare in supplenza”.
La favola della prova obbligatoria
Quindi è possibile entrare in ruolo senza svolgere una prova scritta o orale? “La Costituzione dice che si entra nel sistema pubblico per concorso, ma non si dice di fare la prova a crocette o per titoli e servizi. Ma se vado a fare il professore universitario alla Bocconi o alla Statale di Milano e mi fanno una chiamata diretta per titoli e servizi, non sono un dipendente dello Stato lo stesso? La questione non è quella, è una vita che si assume così in tantissimi altri settori”.
“Naturalmente – ha detto ancora Fioramonti – va fatta una selezione sulla base di parametri. E lo si fa valutando servizi e titoli e a quel punto si sceglie chi ha servizi più lunghi e titoli migliori. Ovviamente con una graduatoria, in tempi rapidi. Bisognava dare un segnale importante, di vicinanza alla scuola. Se non ci fosse stata la pandemia, ovviamente cambiava il discorso: si poteva fare il test a crocette, ma si doveva fare prima. E noi eravamo pronti a gennaio”.
Settembre? Sono preoccupato
Il rientro a settembre? “Lo vedo con moltissime difficoltà: in Spagna il Governo Sanchez per favorire il rientro a settembre spenderà due miliardi di euro aggiuntivi per assumere decine e decine di migliaia di nuovi insegnanti. Noi siamo un Paese di 60 milioni di abitanti e ne spendiamo 1,4, di cui molti nemmeno per il personale ma per altre spese di carattere strutturale e tecnologico, comunque importanti. Vedo settembre con grandissima preoccupazione: avremo moltissimi problemi”, sentenzia l’ex titolare del Miur.
Il Governo dovrà prendersi le sue responsabilità
“Sono entrato come ministro lo scorso settembre: c’erano migliaia di cattedre scoperte, convocai i tecnici e mi dissero che tutti gli anni è così, da una vita è così. Per settimane e qualche mese, molte scuole non riuscivano a funzionare nel settembre 2019, figuriamoci nel 2020. Bisogna cambiare tutto. Io l’ho fatta la proposta alla task force della ministra”: un organismo “guidato da un caro amico e collega, il professor Bianchi, e mi fa piacere che abbia fatto propri alcuni di quelli elementi. Mi dispiace che la ministra non ascolti abbastanza la sua stessa task force”.
In conclusione, per Fioramonti “dovevamo arrivare a settembre con un altro atteggiamento. Ho paura che il Governo, quindi non solo il ministero dell’Istruzione, si dovrà prendere la responsabilità di un eventuale crollo della formazione di questo Paese. Sono sicuro che ci saranno delle conseguenze politiche anche molto importanti”.
Settembre è vicino: presto sapremo se le previsioni di Lorenzo Fioramonti erano corrette.