Lorenzo Fioramonti non sarebbe solo intenzionato a rassegnare le dimissioni da ministro dell’Istruzione, ma la delusione per il suo partito è tale che vorrebbe lasciare il M5S per fondare un gruppo parlamentare autonomo “filogovernativo”: un gruppo embrione di un nuovo soggetto politico, comunque sempre a sostegno del Governo Conte.
La notizia giunge dalle agenzie di stampa, nella tarda serata del 23 dicembre, giornata nella quale la Camera ha approvato la manovra di bilancio, votata dallo stesso ministro dell’Istruzione sempre più considerato uscente.
Ancora non c’è chi non esclude un ripensamento in extremis di Fioramonti, ma sono svariate le fonti secondo le quali in queste ore il politico romano avrebbe confermato di voler mantenere il fermo proposito di passare la mano, in dissenso palese per la scarsità di risorse che proprio la Legge di Bilancio ha riservato a scuola e università.
Del resto, il ministro aveva indicato in tre miliardi la somma minima per poter continuare a operare a capo del dicastero dell’Istruzione: sono arrivati solo quelli per gli aumenti di stipendio, poco più della metà. E nemmeno tutti quelli che servivano allo scopo, visto che ad oggi gli incrementi in busta paga degli insegnanti e del personale Ata non raggiungono i 70 euro lordi. Altro che aumenti a tre cifre, promessi da tempo.
La volontà di Fioramonti di creare un nuovo nucleo politico avrebbe già un progetto concreto su cui basarsi.
“Si fanno già, in transatlantico – scrive l’Ansa – , i nomi di alcuni deputati che potrebbero seguirlo, tra cui Nunzio Angiola e Gianluca Rospi, ma anche l’ex M5s Andrea Cecconi (“Sarebbero una decina”, dice una fonte 5s)”.
“Se le dimissioni fossero confermate – e poi non ritirate – si aprirebbe una casella chiave nel governo che potrebbe essere riassegnata nell’ambito della verifica di gennaio”. L’idea del mini-rimpasto sarebbe più che lecita.
Tra l’altro, la notizia giunge nella stessa giornata in cui l’esecutivo deve fare i conti con il doppio problema della concessione ad Autostrade e dell’attacco del M5S alla ministra Teresa Bellanova per un presunto conflitto d’interessi su fondi che sarebbero stati stornati dall’emergenza xylella. Nelle prossime ora, comunque, il quadro sarà delineato.
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