Il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti è stato quasi una giornata in silenzio. Poi, in serata, prima sono arrivate le scuse per i post offensivi da lui pubblicati su Facebook nel 2013. Subito dopo, l’annuncio di un esposto al garante della privacy, per il tentativo di alcuni giornalisti di avere informazioni sulle scelte scolastiche e sui voti conseguiti in Germania da suo figlio di 8 anni.
Il ministro: usai toni di cui non vado fiero
Attraverso Facebook, il titolare del Miur ritorna su quelle “opinioni di anni fa”: furono scritte, dice il ministro, “sulla mia pagina privata, di getto, e con toni di cui ovviamente non vado fiero (e per cui ho già chiesto scusa alla diretta interessata in forma personale)”, riferendosi evidentemente alla senatrice di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè (apostrofata come “una demente bugiarda e venduta. Ma che donna! Un personaggio raccapricciante e disgustoso. Se fossi una donna mi alzerei e le sputerei in faccia, con tutti gli zigomi rifatti”).
“C’è però un limite da non valicare”
Poi, il ministro passa al contrattacco. E scrive: “essere oggetto di pressione mediatica fa parte del ruolo, e lo capisco. C’è però un limite da non valicare”.
Quindi, Fioramonti racconta cosa è accaduto. “Giorni fa alcuni giornalisti sono andati a scuola di mio figlio chiedendo informazioni sui suoi voti, sul suo comportamento e sugli esami. Difendo e difenderò sempre il diritto alla libera informazione, accetto in silenzio tutte le critiche, in taluni casi anche molto dure, che mi vengono rivolte. A tutti può capitare di incorrere in errori, anche a me, come nel caso dei toni usati nelle affermazioni rilanciate dal tritacarne mediatico, pur vecchie di anni e fatte quando ero un semplice cittadino”.
Intromissioni nella vita del figlio
“Ma recarsi in una scuola elementare per mettere sotto le luci dei riflettori un bambino di 8 anni – continua – è un atto di violenza. Mio figlio ha sempre frequentato scuole internazionali perché è nato e cresciuto all’estero. Queste scuole sono le uniche che garantiscono continuità curricolare ai bambini che cambiano spesso paese di residenza. Mio figlio, figlio di un italiano e di una donna tedesca, parla 4 lingue (tra cui l’italiano), ma al tempo dell’iscrizione aveva ancora difficoltà a scriverlo, ragion per cui – anche su suggerimento della scuola – abbiamo deciso di non registrarlo per l’esame facoltativo d’italiano”.
“E comunque, queste sono questioni che attengono alla sua vita privata. Di questo, gli altri non dovrebbero interessarsi. Ha il diritto ad una vita serena al riparo dalle polemiche pubbliche che da Ministro sono chiamato ad affrontare”.
Fioramonti parla quindi di “ingerenza nei confronti” della sua “famiglia e della comunità scolastica”, la quale sarebbe “avvenuta in spregio di ogni tutela della privacy, nonché delle più elementari regole di deontologia professionale”.
Quindi si chiede “come sia possibile che dati sensibili rispetto alla presenza di un minore in una scuola siano reperibili”.
Esposto al garante come privato cittadino
Per questo, annuncia un “esposto al garante della privacy, da privato cittadino e non da Ministro, per tutelare non solo il diritto alla riservatezza di mio figlio ma quello di ogni genitore a poter crescere ed educare i propri figli senza che la loro vita venga gettata in pasto ai giornali”.
“Se questi metodi sono pensati per spaventarmi – conclude -, dico solo che io andrò avanti nel mio lavoro per trovare più risorse per la scuola e l’università e operare concretamente, come abbiamo fatto pochi giorni fa con l’accordo sugli insegnanti precari, e per risolvere i problemi della scuola e della ricerca, che hanno radici antiche, affinché questo sia un Paese migliore”.