L’on. Lorenzo Fioramonti, Gruppo misto alla Camera, della componente “Facciamoeco”, e già Ministro dell’Istruzione, scende in campo con due dichiarazioni.
Nella prima dichiara che sarebbe possibile uscire dalla pandemia raccogliendo e tracciando i dati, invece di usare metodi validi un secolo fa, con la Spagnola “quali mascherine, distanziamento, chiusure”.
E aggiunge: “Oggi, dopo un secolo, abbiamo molti altri strumenti. È fondamentale accelerare sul piano vaccinale, per fare in modo che i vaccini siano di più e somministrati in maniera più tempestiva affinché non si sprechino le poche dosi che abbiamo a disposizione, e non ci siano troppi cavilli burocratici a causa di una pubblica amministrazione complessa che poi costa la vita alle persone e costa moltissimo la nostra società e alla nostra economia”.
“Nell’est asiatico hanno combattuto la Sars e in alcuni paesi hanno sfidato e vinto la battaglia contro il covid-19 senza i vaccini, perché hanno utilizzato i dati, le informazioni. Potremmo fare come molti paesi dell’Est asiatico sviluppando applicazioni che dicono con un codice QR personalizzato dove andare a fare la spesa, in che comunità recarsi il cui livello di contagio sia più basso, in grado di dare una definizione puntuale dei territori da evitare perché magari in quell’area e contagi sono molto di più”.
Nella seconda si dichiara favorevole “ad un intervento importante sulla scuola, strutturale e tempestivo: non possiamo continuare con un balletto chiusure aperture ogni volta”.
“Come fatto in altri paesi, è possibile uscire prima dall’emergenza tramite un sistema efficiente nella raccolta e utilizzo dei dati e nell’uso di nuove tecnologie. Rendendo pubblici i dati si potrebbero gestire meglio le riaperture di teatri, cinema, palestre e soprattutto della scuola attraverso l’installazione di impianti di sanificazione in continuo dell’aria e di illuminazione in grado di distruggere germi e virus (fotocatalisi) in tutte le aule, uffici e trasporti pubblici e centri commerciali”.
“La ricerca e l’innovazione ci offrono delle opportunità che non abbiamo ancora sfruttato per ridurre drasticamente i contagi. Non dobbiamo dimenticare che questi investimenti ci torneranno utili anche nel caso di future epidemie e per ridurre i rischi respiratori da inquinamento. Se dobbiamo imporre nuove chiusure, anche a causa delle varianti, dobbiamo almeno essere chiari su quali interventi realizzare per garantire sicurezza in vista di riaperture non più occasionali ma durature”.