Lorenzo Fioramonti si reputa un uomo di parola. Le dimissioni erano state da lui preannunciate addirittura lo scorso mese di giugno, quando era sottosegretario: la “promozione” ministro era funzionale anche a questo. Invece, le cose sono andate diversamente. Ha promesso di votare la Legge di Bilancio, ma subito dopo ha lasciato. Lo reputa un comportamento coerente. Mentre non comprende le forti critiche che gli sono piovute addosso, in particolare quelle degli alleati: dai vertici del M5S che invece di supportare la sua azione per rilanciare il dicastero dell’Istruzione, lo hanno prima lasciato solo e poi scaricato, chiedendogli pure 24.000 euro non versati nell’ultimo anno al Movimento.
L’ormai ex ministro chiarisce anche che il problema non è lui, ma la mancanza di una progettualità sul fronte dell’istruzione in Italia: “Il tema non è mai stato accontentare le mie richieste, ma decidere che Paese vogliamo. Perché è nella scuola e nell’università, eterne cenerentole, che si costruisce quello che saremo”, ha scritto su Twitter, sperando che con il suo gesto “si possa aprire una vera riflessione nazionale sul futuro”.
Su facebook, invece replica alle critiche che non si aspettava. “Credo che sia la prima volta nella storia del nostro Paese che un Ministro della Repubblica venga criticato perché ha fatto ciò che aveva annunciato. Non da giorni, ma da mesi. Infatti, le mie prime interviste sull’impegno a trovare almeno 1 miliardo per la ricerca pena le dimissioni le feci a giugno di quest’anno, su Il Fatto Quotidiano e poi su La Verità, quando ero ancora Viceministro del governo Conte 1. Io sono così: se una cosa la dico, poi la faccio. Per questo ho lottato senza sosta, anche da Ministro, per porre la questione nel Governo anche con riferimento alla scuola”.
Il parlamentare ormai ex grillino sostiene che “forse non dovrebbe neanche stupire che mi giungano critiche da partiti i cui leader avevano promesso di abbandonare la politica in caso di sconfitta elettorale, ma sono ancora saldamente al loro posto. Quello che mi stupisce, però, è che tante voci della leadership del M5S mi stiano attaccando in questo momento. E per che cosa? Per aver fatto solo ciò che ho sempre detto. Mi sarei in realtà aspettato il contrario: sarebbero dovuti essere loro a chiedermi di onorare la parola data favorendo le dimissioni, invece di chiedermi di fare quello che i politici italiani hanno sempre fatto: finta di niente”.
Poi spiega perché non ha più versato soldi, relativi ai rimborsi, al M5S: “In tanti, nel Movimento, abbiamo contestato un sistema farraginoso e poco trasparente di rendicontazione. Dopo aver restituito puntualmente per un anno, come altri colleghi, ho continuato a versare nel conto del Bilancio dello Stato e le mie ultime restituzioni saranno donate sul conto del Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile, un centro di ricerca pubblico che – da Viceministro prima e da Ministro poi – ho promosso a Taranto, una città deturpata da un modello di sviluppo sbagliato. Ed invito anche altri parlamentari 5 Stelle a fare lo stesso, non appena il conto sarà attivo”.
Fioramonti, dice infine di avere “chiesto a tutto il governo di fare di più per finanziare il Tecnopolo, che ad oggi riceve un esiguo finanziamento annuale di 3 milioni, perché è forse il segno più concreto per una comunità civica che – come tutti noi – ha bisogno di futuro”.
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