Lorenzo Fioramonti, intervistato dal Messaggero sulle strategie del Miur nei confronti dell’Università italiana, precisa: “Per quanto riguarda le mie competenze, intendo istituire un fondo di perequazione. Non mi stancherò mai di dirlo: occorre creare operazioni di sistema. Non esiste solo il divario tra Nord e Centro-Sud, ma anche tra centro e periferie”.
“Nell’ambito universitario ci sono atenei che si trovano a operare in aree socio economiche ricche e che hanno più facilità a reperire finanziamenti perché gran parte della popolazione studentesca ha un reddito superiore alla no tax area. Nelle altre aree accade la dinamica opposta. Ecco perché ho introdotto un sistema perequativo nella distribuzione dei fondi pubblici affinché ci sia un punteggio più alto per le università che si trovano in territori con un Pil basso o comunque nelle zone interne». Quindi, precisa il ministro, “sia per i finanziamenti sia per le risorse umane si terrà conto delle aeree più complesse e svantaggiate”.
Tuttavia, se i 3 miliardi richiesti per scuola e università non dovessero arrivare “dall’anno prossimo tante università non potranno pagare gli stipendi. Secondo la media europea: l’Italia dovrebbe investire 24 miliardi di euro. Dieci anni fa, sono andato a rivedere le cifre, su scuola e università c’era un investimento di 5 miliardi. La mia non è una pretesa arrogante, ma una battaglia politica. Chiedere 3 miliardi è il minimo per arrivare, appunto, a una soglia di galleggiamento ed evitare il fallimento di tante università”.
Ma non solo, polemizza Fioramonti: “Se prima di me ci fossero stati altri ministri pronti a mettere a rischio la loro carriera governativa per salvare i fondi, ora non starei minacciando le dimissioni”.
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