“La scuola è l’istituzione che Piero Calamandrei definì più importante del Parlamento, più importante del Governo e più importante di tutte le altre istituzioni: una grande istituzione invisibile, che ha più peso di tutte le altre. Ed è da lì che dobbiamo ripartire, è da questa grande condizione che si rifà il Paese investendo in scuola”. A dirlo, il 22 ottobre, è stato il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, partecipando nel carcere minorile Fornelli di Bari alla firma di un protocollo d’intesa con Camera dei deputati e Ministero della Giustizia.
La scuola un ruolo emancipatorio
“E’ dall’istruzione – ha spiegato il titolare del Miur – che noi ricominciamo a ricostruire questo Paese, ricominciamo a ricostruirlo anche e soprattutto lì dove operano le persone con più difficoltà, dalle periferie, dalle aree interne, dai luoghi con condizioni socio-economiche più difficili”.
Bisogna anche “partire da chi ha commesso degli errori, da chi si è trovato a vivere in realtà più svantaggiate rispetto agli altri ha un valore simbolico per il resto del Paese” ha detto il ministro. “L’istruzione – ha aggiunto – è un grande volano di sviluppo e oggi simbolicamente ma fattivamente firmiamo questo protocollo d’intesa per portare la nostra presenza come alte cariche dello Stato, insieme alla presenza di tutti coloro che fanno scuola in questo Paese a cui va il mio ringraziamento”.
“Un Paese che per troppo tempo – ha concluso Fioramonti – ha dimenticato il ruolo rivoluzionario e radicalmente emancipatorio della scuola”.
Il ministro della Giustizia: difendiamo la cultura della legalità
All’evento, finalizzato a diffondere i valori e i principi della democrazia rappresentativa e della Costituzione, attraverso la realizzazione di un piano di incontri delle scuole negli istituti penitenziari minorili, era presente anche il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.
“Per troppo tempo – ha detto Bonafede – siamo stati abituati a identificare la giustizia in cavilli che si consumano nelle aule di tribunale: non è questo, la si coltiva fin da piccoli con gli insegnamenti dei genitori, con l’educazione alla legalità che trovi poi nelle istituzioni, a partire dalla scuola. Non c’è magistrato antimafia che abbia combattuto e sia anche morto per la legalità e per la giustizia che non abbia fatto riferimento alla cultura della legalità come punto di partenza principale per ogni società che voglia combattere contro ogni forma di illegalità e criminalità”, ha concluso Bonafede.