Fiori sì, fiori no: è il dilemma di questi giorni; in tanti si chiedono se la “moda” invalsa negli ultimi anni in occasione dell’esame di “maturità” sia sensata e accettabile.
C’è chi ne dà un giudizio nettamente negativo e chi invece pensa che tutto sommato sia una pratica per rendere più partecipi le famiglie ad un momento importante del percorso scolastico dello studente.
Difficile dare una risposta anche perché sul tema si esprimono sensibilità diverse e magari anche in contrasto fra di loro.
C’è però un dato sul quale credo valga la pena di riflettere: l’uscita dalla scuola secondaria di secondo grado è (o forse era e adesso non lo è più) il momento in cui si “entra nel mondo” a pieno titolo.
Qualcuno entra nel mondo del lavoro (in modo sempre meno stabile e sempre più precario) e tanti altri si avviano agli studi successivi.
Molti studenti si preparano a frequentare l’università e una buona parte di loro “esce di casa” e va ad abitare in un’altra città.
Insomma l’esame di Stato segna spesso il passaggio dalla vita di famiglia ad una vita più autonoma e indipendente.
Non a caso l’esame di Stato veniva chiamato anche “esame di maturità”, quasi ad indicare proprio il passaggio definitivo dalla adolescenza alla vita adulta, con tutte le responsabilità del caso e con la necessità di dimostrare la propria “maturità”.
Per varie ragioni, da molti anni, l’esame finale del percorso scolastico non è più un “rito di passaggio” (e questo non è detto che sia un male) ma resta il fatto che continua ad essere, per forza di cose, una svolta significativa nella vita di ogni studente.
E allora c’è da capire se questa svolta vada vissuta con la presenza dei familiari, con mazzi di fiori e bicchieri di champagne o se, al contrario, debba rimanere un fatto che riguarda solo lo studente.
Francamente non saprei dare una risposta, perché ogni studente è un caso a sé e ciò che può far piacere a Giuseppe magari diventa insopportabile per Matilde.
Chi scrive può dire che, all’epoca della “maturità”, non avrebbe certamente tollerato di essere atteso all’uscita dalla scuola con fiori e champagne: era una fase storica in cui in tanti eravamo convinti che avremmo cambiato il mondo contro tutto e contro tutti.
E, forse un po’ a malincuore, anche le famiglie accettavano la situazione.
Ma era un’Italia diversa, forse oggi i giovani hanno perso la speranza di cambiare il mondo, ed essere accolti da mamme, papà e nonni sorridenti li rende meno preoccupati del futuro.
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