Ancora un caso di condanna ad un insegnante reo di utilizzare in classe dei metodi coercitivi e violenti. È toccato al collegio della prima sezione penale del tribunale di Firenze: protagonista del processo è stata una maestra sessantenne della scuola dell’infanzia che terrorizzava i bambini più vivaci della sua classe con minacce esplicite tipo ‘State zitti o vi uccido tutti’. A volte gli avrebbe mostrato, puntandolo loro contro, un coltello o un taglierino.
Il 18 giugno, i giudici l’hanno condannata a un anno di carcere (pena sospesa) per maltrattamenti a minori. E il ministero dell’Istruzione al risarcimento dei danni e alle spese.dell’pese, il Miurinisla classe: condannata assieme al Miur Stabilita anche una provvisionale di duemila euro per ciascun bambino parte civile (si sono costituite le famiglie di due bimbi con gli avvocati Cristiano Colucci e Laura Barbetti).
Il pm Giuliano Giambartolomei, spiega l’Ansa, aveva chiesto l’assoluzione da tutto per la maestra. Mentre si è detto “perplesso” della condanna il difensore dell’insegnante, avvocato Federico Bagattini dato che, ha spiegato, “c’è stata una richiesta di assoluzione completa da tutte le accuse da parte dello stesso pubblico ministero, che peraltro è capo della sezione della procura che si occupa specificatamente dei reati contro i minori. Aspetto le motivazioni della sentenza”. I fatti risalgono al 2010. I carabinieri fecero indagini dopo le denunce di alcuni genitori, che notarono comportamenti anomali nei bambini (alcuni evitavano le carezze temendo di essere minacciati di colpi; un altro diceva ai genitori: ‘Lo so che sono un cretino’). Per 40 giorni l’asilo fu monitorato con intercettazioni ambientali audio e video, da cui si distinguono bene le minacce verbali – tra queste, anche quella di far loro mangiare il sapone – che la maestra faceva per richiamare a una certa disciplina gli alunni nei momenti di confusione. La maestra risulta sospesa dalla cattedra.
Però è stata assolta dall’accusa di sequestro di persona ‘perché il fatto non sussiste’: sembrava che oltre ai maltrattamenti verbali, vere e proprie sfuriate culminate nelle minacce di percosse e anche di soppressione fisica, l’imputata avesse talvolta rinchiuso i bimbi (da 3 a 5 anni) in uno sgabuzzino, per punizione; secondo il tribunale queste circostanze non sarebbero state reali.
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