Personale

Firmare il registro elettronico senza attività didattica reale è corretto?

Una domanda che molti insegnanti si stanno ponendo, in un momento particolare per tutto il nostro Paese per via dell’emergenza Coronavirus, è quella se è il caso di far firmare il registro elettronico ogni giorno, in corrispondenza al proprio orario di servizio e alla classe di pertinenza, oppure se agire in questo modo è una pratica non legittima.

In tempi di normalità, è del tutto ovvio che la firma nel registro elettronico va posta solamente nei periodi in cui ci sono le attività di insegnamento, mentre non si firma quando le attività didattiche sono sospese.

L’anomalia

Le attività didattiche sospese per via del rischio contagio del Coronavirus, tuttavia, rappresentano una circostanza anomala.

La certezza è che l’apprendimento formativo a distanza è una prerogativa richiesta da chi governa il Paese e la scuola, quindi sia dal Consiglio dei ministri, sia dal ministero dell’Istruzione.

Viene citata, del resto, dal Governo, con il Dpcm del 4 marzo (al punto g), con particolare attenzione agli alunni disabili), sia dal ministero dell’Istruzione, e che nella nota ministeriale 278 del 6 marzo, con la quale si chiede alle scuole di “favorire, in via straordinaria ed emergenziale, in tutte le situazioni ove ciò sia possibile, il diritto all’istruzione attraverso modalità di apprendimento a distanza”.

Il problema, ora, è capire se tale offerta formativa a distanza può essere paragonata ad una sorta di lezione in classe, quindi reale.

Rilevazione della presenza dei docenti in classe

Bisogna sapere che l’unico obbligo che ha il docente per attestare la sua effettiva presenza a scuola è la firma sul registro di classe.

Non esistono, almeno per ora, obblighi di firmare altri fogli di presenza o addirittura di utilizzare il badge, come avviene per il personale Ata.

Nel CCNL scuola 2006/2009 e in quello 2016/2018 del 19 aprile 2018, l’obbligo di adempiere alle formalità previste per la rilevazione delle presenze è previsto per il solo personale Ata; invece, per i docenti la rilevazione della presenza è formalizzata con la firma sul registro di classe e nel caso di attività collegiali con il verbale, in cui sono rilevate presenze e assenze.

Il D.lgs. 150/2009 e quello 75/2017 non hanno modificato nulla su tale modo di rilevare la presenza del docente a scuola.

Anche l’introduzione del registro elettronico, utilizzato ormai in moltissime scuole, non modifica le norme sull’attestazione della presenza del docente a scuola.

Quindi, il docente che all’inizio di ogni ora effettua l’accesso nel registro elettronico e spunta il suo nominativo, la materia e l’orario, sta già attestando la sua effettiva presenza in classe e il suo regolare orario di servizio.

Le ragioni dei dirigenti scolastici che non fanno firmare

Abbiamo ascoltato alcuni Dirigenti scolastici che hanno dato disposizione di non firmare il registro elettronico nel periodo di sospensione delle attività didattiche, di utilizzarlo come strumento di interfaccia con gli studenti per scambiare materiale didattico e assegnare alcuni compiti da svolgere.

Secondo il parere di questi dirigenti, la firma sul registro elettronico rappresenta la presenza effettiva del docente e degli studenti in classe, mentre la realtà contemporanea è quella della sospensione delle attività didattiche, quindi del regolare orario scolastico e della rilevazione delle presenze o assenze degli studenti.

Per questi presidi, l’attività didattica si svolge sulla base della collaborazione, della sensibilità professionale dei docenti, i quali in modo volontario possono attivare, attraverso piattaforme per la didattica a distanza, collegamenti per dare istruzioni, consigli, supporto didattico, suggerimenti e spiegazioni specifiche, a tutti gli alunni che vorranno e/o potranno collegarsi alla piattaforma consigliata dalla scuola.

Resta specificato, sempre da parte di questi dirigenti scolastici, che il mezzo della didattica a distanza è una grande opportunità ma non è un obbligo: né per i docenti, né per gli studenti.

La firma nel registro elettronico e la presenza o assenza degli studenti ai collegamenti a distanza non sono richiesti, anzi sono addirittura inibiti, dalle istruzioni di questi Dirigenti scolastici.

Le ragioni dei dirigenti scolastici che fanno firmare

Abbiamo sentito anche alcuni dirigenti scolastici, i quali invece ritengono opportuno il rispetto dell’orario di servizio dei docenti, l’obbligo della didattica a distanza e la “regolare” firma sul registro elettronico, con l’attività didattica che continua la sua programmazione oraria e lo svolgimento delle ore previste durante l’intera settimana.

Per questi dirigenti scolastici, l’azione didattica deve proseguire con regolarità: in alcuni casi, i docenti chiedono anche di rilevare la presenza o assenza degli studenti al collegamento nella piattaforma e-learning.

In buona sostanza per questa parte di capi d’istituto, la sospensione delle attività didattiche è solo dall’aula reale, ma la formazione continua a realizzarsi attraverso l’interazione a distanza e quindi con la classe virtuale.

Urgono delle risposte chiare e univoche dal Miur

Questa difformità di azioni nelle varie scuole italiane, in presenza di una situazione generale di assoluta emergenza e di anormalità, dimostra che tra il personale c’è disorientamento, sia dal punto di vista normativo che da quello procedurale.

Per dare certezze e sicurezza al grande sforzo che stanno facendo tutte le istituzioni scolastiche per offrire, nonostante il grave disagio e il momento di difficoltà, un servizio a tutti gli studenti e alle famiglie, sarebbe necessario avere delle risposte chiare e univoche da parte del ministero dell’Istruzione.

In modo che almeno sull’aspetto procedurale tutti i docenti agiscano allo stesso modo, senza commettere errori.

Lucio Ficara

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