E’ stata firmata nel pomeriggio del 24 luglio la pre-intesa del contratto nazionale integrativo in materia di formazione e aggiornamento del personale della scuola.
I sindacati hanno già espresso soddisfazione per il risultato in quanto il Dipartimento della Funzione Pubblica aveva più volte fatto sapere che, a suo parere, a seguito dell’entrata in vigore del “decreto Brunetta” la materia in questione non sarebbe più oggetto di contrattazione ma rientrerebbe nella sfera dell’autonomia decisionale e organizzativa della Pubblica Amministrazione.
Il contratto si apre anzi proprio con una dichiarazione di principio generale che ribadisce la posizione che i sindacati sostengono da tre anni a questa parte; l’articolo 65 del decreto Brunetta stabilisce che le disposizioni in materia di contrattazione nazionale si applicano alla tornata contrattuale successiva a quella in corso e siccome attualmente è ancora in vigore il contratto nazionale 2006/2009 che annovera la formazione e l’aggiornamento fra le materie oggetto di contrattazione.
Ovviamente la Funzione Pubblica non condivide affatto questa interpretazione e quindi non è da escludere che l’ipotesi di contratto siglata in queste ore non superi i controlli previsti dalle norme.
Ma, a parte questo aspetto che attiene più al dibattito politico-sindacale che alla sostanza della questione, va rilevato che il contratto riserva alle iniziative di formazione e aggiornamento risorse modestissime (poco più di 2milioni e mezzo di euro) che serviranno a mala pena a sostenere le scuole del primo ciclo nella applicazione delle Nuove indicazioni e ad organizzare poche altre attività.
Va osservato anche che l’ipotesi contrattuale continua a definire l’aggiornamento come un diritto del dipendente e non anche come un suo dovere. Ambiguità che continuerà ad alimentare contenzioso e conflittualità non solo nei rapporti fra amministrazione e sindacati ma anche nelle singole istituzioni scolastiche.
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