Si è conclusa nella mattinata del 10 gennaio la lunga e complessa vicenda del contratto dei dirigenti scolastici: di fatto non c’è stata neppure discussione fra le parti in quanto le clausole dell’accordo erano state definite già tre mesi fa (esattamente il 17 gennaio). C’è un curioso primato legato a questa trattativa: quello dei dirigenti scolastici è infatti il primo contratto siglato nel 2002 e dunque è anche il primo definito non più in lire ma in Euro.
E – a proposito di lire e di euro – l’Anp ha subito fornito qualche dato: grazie al nuovo contratto più dei due terzi dei dirigenti scolastici potrà contare su uno stipendio lordo di non meno di 100milioni di lire, ovvero di 51.600 euro.
Il commento del presidente Giorgio Rembado è quasi trionfale: "Se questi risultati sono stati raggiunti, il merito principale va all’Anp, che – rifiutando nella primavera scorsa un’offerta di gran lunga inferiore – ha continuato, per lunghi periodi da sola, la battaglia contrattuale per un significativo riconoscimento economico del lavoro svolto ormai da anni dai capi di istituto".
Di avviso diverso è segreterio nazionale della Cgilscuola: "Questo risultato – dichiara infatti Enrico Panini – è merito esclusivo dello sciopero dichiarato per venerdì 11 gennaio dai sindacati confederali e della fortissima adesione che si stava registrando ovunque fra i Dirigenti scolastici. E’ la seconda volta che l’azione dei confederali sblocca le trattative, visto che già a settembre avevamo ottenuto la riapertura del confronto contrattuale dopo una interruzione lunga ed inspiegabile".
Panini non perde poi occasione per lanciare una frecciata sia al Governo sia all’Anp; riferendosi infatti alle "promesse" formulate in piena campagna elettorale da alcuni esponenti della Casa delle Libertà ai quali l’Anp aveva chiesto di intervenire, Enrico Panini afferma: "Quando la politica invade le competenze contrattuali ci sono solo problemi e pasticci e questa vicenda rappresenta un esempio incontrovertibile".
Tutto da copione, insomma: ogni sindacato si attribuisce il merito dei risultati mentre nessuno è disposto ad accollarsi la minima responsabilità sul consistente ritardo con il quale è stato sottoscritto l’accordo.
D’altronde l’Anp sostiene che il ritardo è stato utile perché ha consentito di ottenere risultati migliori, mentre i sindacati confederali (e la Cgilscuola in particolare) continuano a sostenere che l’accordo di oggi non è sostanzialmente diverso da quello proposto ai primi di maggio dal Governo Amato e che l’Anp si era rifiutata di sottoscrivere.
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