Negli ultimi tempi, ho notato in alcune colleghe e colleghi un eccesso di zelo e di fiscalismo burocratico. In un periodo di grave crisi sociale ed economica, di emergenza di tipo sanitario, nonché di sofferenza, disagio ed inquietudine esistenziale dei ragazzi, visto che la DaD è quello che è, mi permetto di osservare che un po’ di empatia e di comprensione in più da parte degli insegnanti, forse non guasterebbe.
Anzi, servirebbe a non far detestare oltremodo la DaD ai nostri allievi. Mi pare che l’empatia sia una dote a dir poco preziosa ed indispensabile per chi insegna. Ma è una merce assai rara, perlomeno da quanto risulta dagli atteggiamenti poco garbati ed elastici, mostrati da alcuni insegnanti, che ho avuto occasione di rilevare negli ultimi tempi. Ma chi non risulta empatico in presenza, non lo è manco a distanza.
A dispetto di altre/i colleghe/i che la pensano in modo diverso, io non mi riparo dietro veli di ipocrisia, né mi dissimulo dietro maschere di circostanza.
Ogni volta tiro un mezzo sospiro di sollievo per aver concluso una riunione inutile, oppure un corso di formazione che non mi trasmette assolutamente nulla, tranne una ulteriore, ennesima conferma che la scuola odierna è (vi piaccia o meno, e così) alla mercé dei burocrati ottusi e dei loro tirapiedi. E chiunque osasse mettere in dubbio o in discussione tale “regime” vigente, rischierebbe di incappare nelle maglie della censura, ovvero nel biasimo morale da parte del capo, se non addirittura nell’iscrizione in una sorta indice o di categoria etica infamante, quella dei “fannulloni”.
Ma contestare un tale “sistema” non equivale a sottrarsi al proprio dovere, a costo di far fronte ad un lavoraccio di tipo burocratico.
Al contrario, provare a contestare un siffatto modello di istruzione, ovvero una visione della scuola che pone in cima all’agenda le scartoffie, le circolari, i format, i verbali, la “muffa” della burocrazia cartacea e digitale, rispetto agli allievi in carne ed ossa e alle loro esigenze culturali, affettive, psicologiche e formative, per me è un diritto-dovere sacrosanto, poiché sono un docente, e cioè un intellettuale che ha una mente pensante ed una coscienza civica, etica e critica.
Una scuola che si regge su cumuli di inutili circolari, scartoffie ammuffite, è solo la tomba di ogni sapere, di ogni conoscenza e cognizione, ma altresì di ogni autentica, preziosa ed effettiva competenza tecnica derivante dallo studio e dallo scibile umano.
Lucio Garofalo