L’ADI, Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca, fa sapere che l’Università di Bologna ha riconosciuto, ai fini del conseguimento dei 24 CFU, 6 crediti in metodologie e tecnologie didattiche generali ai dottori di ricerca. Si tratta di un passo importante, dato che, l’iniziativa dell’ateneo bolognese potrebbe essere ripresa anche da altre Università.
Pertanto la nota dell’Università di Bologna, dimostra concretamente la volontà dell’ateneo bolognese di riconoscere al percorso del dottorato di ricerca anche una valenza formativa nell’ambito della didattica, scrive l’ADI.
Il riconoscimento dei 6 CFU in metodologie e tecnologie didattiche generali avverrà per quei dottori di ricerca che hanno presentato istanza di riconoscimento dei crediti acquisiti nel percorso di dottorato all’interno delle due finestre previste e già chiuse, rispettivamente il 30 novembre 2017 e il 30 marzo 2018.
Inoltre, i Collegi dei corsi di dottorato avranno facoltà di segnalare eventuali ed ulteriori crediti formativi da riconoscere in funzione di approfondimenti e specifiche attività formative svolte, coerenti con gli ambiti e gli obiettivi formativi del DM 616/2017 e quindi afferenti a SSD caratterizzanti i vari corsi di Dottorato così come auspicato dalla nota MIUR del 13/12/2017.
Per quanto riguarda invece i dottorandi in corso, eventuali riconoscimenti potranno avvenire considerando le specificità dei singoli percorsi di formazione.
In attesa di acquisire i riscontri dai Collegi di dottorato, l’Università di Bologna offrirà la possibilità a dottorandi e dottori di ricerca, che abbiano richiesto il riconoscimento dei crediti e siano iscritti al percorso, di presentare il piano di studi per il PF24 oltre il termine previsto del 13 maggio, con il supporto dell’ufficio “Formazione Insegnanti e Post Lauream”.
“Siamo di fronte ad un importantissimo passo verso la valorizzazione del dottorato nel percorso di accesso all’insegnamento”, commenta Giuseppe Montalbano, Segretario Nazionale dell’ADI. “Ringraziamo i colleghi di ADI Bologna che si sono spesi per raggiungere questo risultato. Ora faremo pressione sul MIUR e sui singoli atenei perché questa buona pratica venga estesa a tutte le università italiane.”
L’ADI e le altre associazioni si battono da anni per il riconoscimento del titolo di dottore di ricerca ai fini dell’insegnamento a scuola: infatti, la tesi sostenuta dai dottori di ricerca è che “il dottorato è un titolo di per sé abilitante o, comunque, equipollente al titolo di abilitazione all’insegnamento, dal momento che il titolo accademico suddetto prevede un numero di crediti formativi universitari ben maggiore rispetto a quello previsto dai percorsi abilitanti ordinari e speciali quali SSIS, TFA e PAS”. Senza contare il paradosso che gli stessi dottori di ricerca esclusi dall’insegnamento tengano corsi per l’abilitazione all’insegnamento a scuola.
E’ vero che ADI e altre associazioni si battono per entrare nel prossimo percorso FIT previsto dal nuovo reclutamento, come riportato in precedenza, ma ancora il futuro è incerto. E’ di qualche settimana fa la sentenza del Consiglio di Stato del 16 aprile 2018, in cui ha infatti sancito che il titolo di dottore di ricerca non può essere in alcun modo equipollente a un’abilitazione, prima di tutto perché la normativa non lo prevede, poi perché “i percorsi abilitanti sono finalizzati a far acquisire competenze didattiche specifiche, anche per favorire l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, come disposto dalla l. 5 febbraio 1992, n. 104, mentre il titolo accademico del dottorato di ricerca si consegue all’esito di una preparazione avanzata nell’ambito del settore scientifico disciplinare di riferimento ed è per questo valutabile nell’ambito della ricerca scientifica“.
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