I lettori ci scrivono

Flc Cgil Cosenza interviene sul caso diplomi falsi

Quanto appreso in questi giorni sulla stampa in merito alla truffa dei falsi diplomi che stanno interessando più di 100 docenti tra quelli di sostegno e quelli della scuola primaria è di indubbia gravità.

Numeri enormi, per le persone e le scuole interessate e con una filiera organizzativa di falsari professionisti molto preoccupante che riproduceva a vagonate diplomi falsi.

E’ una truffa all’intera società, e non solo alle istituzioni che dimostra, purtroppo, quanta gente senza scrupoli, lucra, sulla buona fede o mala fede delle persone che pur di arrivare al famoso pezzo di carta cercano scorciatoie illegali e affida le proprie speranze a dei soggetti che si fregiano di avere tutte le carte in regola per poter rilasciare diplomi autorizzati e spendibili ai fini dell’insegnamento senza tralasciare alcun dettaglio.

La cosa più grave è che acquisendo questi diplomi questi pseudo docenti senza scrupoli ,hanno avuto la possibilità di entrare nelle classi, nelle scuole e svolgere attività didattica senza un minimo di formazione professionale, di prendersi cura di alunni che, per le loro specificità, necessitano, invece, di percorsi didattici altamente qualificati.

Il dato purtroppo allarmante è che ad essere interessato da questo fenomeno non è solo la scuola, sono anche le università  spesso investite da scandali che hanno riguardato la truffa della laurea senza valore. E che dire degli esami facili acquistati con la compiacenza della stessa docenza. E chissà quanti enti pubblici sono stati raggirati da questi truffaldini con certificazioni false.

E’ un male endemico ed italico purtroppo su cui bisognerebbe fare una riflessione più approfondita che permea la società di un malaffare che invita le persone a trovare e cercare facili percorsi per potersi affermare all’interno della sfera sociale. Complice una società che oramai diffonde solo la cultura della semplificazione, del tutto subito, di carriere facili.

Siamo di fonte ad una società che spinge le persone ad abbattere il muro dei sacrifici pur di raggiungere alcuni obiettivi, ad avere il successo facile, ad accorciare in questo caso dei percorsi scolastici, all’idea che il lavoro fatto di sudore, lo spirito di sacrifico, in questa società non paghi tanto quanto quello che accorcia il nostro cammino, la nostra prospettiva, il nostro orizzonte lavorativo.

Forse sarebbe il caso di dare più valore al lavoro, oggi relegato  sempre di più ad una condizione di precarietà, dare voce a quanti in questo triste realismo economico, si sottomettono ai soprusi di ogni genere, pur di avere una autonomia economico ,se pur misera.

I percorsi semplificati a cui si sottopongono tanti ragazzi, l’esercito dei privatisti sospinti, giustamente, anche dai genitori per realizzare il sogno del diploma che si affidano ad istituti che, sebbene adottino adottano gli stessi programmi e gli stessi orari delle scuole pubbliche, costano fior di quattrini.

Vige l’idea che basta pagare per ottenere quello che ti offre e ti mette a disposizione un normale percorso scolastico accorciando tempi e senza sacrifici. Certo non tutti gli istituti sono uguali, ci sono quelli che si comportano come una regolare scuola pubblica. Ma non basta. C’è la necessità per non dire l’urgenza, di capire come contrastare un fenomeno che è diffuso su larga scala.

Nella nostra regione, dove le condizioni sociali ed economiche manifestano una arretratezza abissale rispetto ai dati nazionali, l’idea che i rappresentanti dello stato non facciano la loro parte vuol dire costruire sempre di più forme di arretratezza, vuol dire spingere le nuove generazioni e non solo, ad affidarsi anche alla cultura della illegalità.

In questa fase di grandi incertezze non si può rimanere indifferenti di fronte allo sciacallaggio culturale, alla facile conquista del sapere. E’ il caso che l’USR avvii un vero è proprio controllo capillare, monitorando in itinere le attività di questi di tutti gli istituti scolastici al fine di verificare se tutto è rispondente ai dettami normativi.

E nemmeno la politica può rimanere indifferente, la politica ha il compito di trovare gli antidoti contro questi virus sociali e di fronte a questa azione giudiziaria messa in atto con caparbietà da parte delle forze inquirenti e che stanno scoperchiando un bubbone sociale deve far sentire tutto il suo peso.

Come O.S. saremo a fianco sia dell’USR e sia anche dell’ATP di Cosenza, al quale chiederemo in questi giorni un incontro, proprio perché mossi da forte preoccupazione per quanto sta accadendo nel nostro territorio dove, già anni addietro vi erano state delle avvisaglie sulla compatibilità di alcune certificazioni rilasciate da alcuni docenti forse ignari, sicuramente truffati e vittime del diploma facile o complici di tutta la macchinazione.

Siamo perché la magistratura vada fino i fondo, faccia tutti gli accertamenti e che le indagini non si fermino e non riguardino solo questi docenti ma che investa più di un segmento scolastico. Bisogna recidere, con ogni mezzo, ogni manifestazione che contravvenga i principi dell’etica, dell’ingiustizia.

Si tratta di una vera e propria emergenza morale che mette a rischio soprattutto la credibilità di tutti quei docenti, di  quanti, onestamente hanno acquisito titoli di studio sacrificando, a volte, tempo, denaro, affetti pur di trovare correttamente una giusta collocazione lavorativa, senza scorciatoie, con onestà e che ogni mattina e con responsabilità varcano i cancelli delle scuole a diffondere la cultura della legalità. L’istruzione, il lavoro non hanno bisogno di scorciatoie per affermare una dignità professionale e lavorativa.

Pino Assalone

Flc-Cgil Cosenza

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