In una nota Adriano Rizza, alla vigilia della chiusura del termine ultimo per la presentazione delle domande di mobilità degli insegnanti, riprende un vecchio problema che riguarda la Sicilia e cioè il tempo scuola che nella regione è fra i più bassi d’Italia.
Se invece questo venisse sfruttato, implementando come avviene in molte regioni del Nord, tanti docenti potrebbero perfino rientrare nelle loro province, i ragazzi avrebbero a disposizione più ore di lezione, molte famiglie più tempo per il loro lavoro, mentre si realizzerebbe una sorta di volano economico rappresentato dalle mense scolastiche, con l’impiego di altri addetti, e l’utilizzo di nuovo personale per i trasporti.
“Più tempo scuola per favorire il rientro dei tanti docenti siciliani costretti ad emigrare per insegnare- scrive Adriano Rizza-, risolvere i problemi legati alla stabilizzazione dei precari, ma anche e soprattutto per aumentare la qualità del diritto allo studio dei 700.000 studenti dell’Isola”.
“Anche quest’anno migliaia di loro – aggiunge – hanno presentato domanda nel disperato tentativo di ricongiungersi alle proprie famiglie e ai propri cari. Complicatissimo vivere lontani da casa con uno degli stipendi più bassi d’Europa e con condizioni familiari complicate per chi ha già un mutuo da pagare e figli da mantenere a distanza”.
“Non aiuta – spiega Rizza – il costante calo demografico che ormai si registra nell’Isola, con una media di 12.000 alunni in meno all’anno. Nonostante questo, grazie ad una forte pressione sindacale a livello nazionale, riusciamo a mantenere i dati dell’organico di diritto, così come ci è stato comunicato dall’Ufficio scolastico regionale nell’informativa dello scorso 1 aprile”.
“Tutto ciò non è sufficiente – continua – ci vuole un’azione politica forte per rilanciare il sistema scolastico in Sicilia e nel Meridione. Le risorse del recovery fund rappresentano un’opportunità più unica che rara per: aumentare l’orario della scuola primaria da 27 a 30 ore, potenziare i posti di tempo pieno alla primaria garantendo agli enti locali le risorse per realizzarlo, rendere obbligatorio il segmento 3-6 della scuola dell’infanzia, trasformare i posti di sostegno in deroga in posti in organico di diritto, ridurre il numero degli alunni per classe”.