Flc-Cgil: la sentenza del Tar è una vittoria di laicità. Ma la diatriba non finisce qui
“La sentenza ha un peso politico importante perchè sancisce una volta per tutte il primato della laicità dentro la scuola piuttosto che quello della religione“. È raggiante Domenico Pantaleo segretario generale della Flc-Cgil per l’interpretazione emessa dal Tar del Lazio riguardo la non legittimità dei docenti di religione a partecipare “a pieno titolo” agli scrutini e alla formulazione del credito scolastico nelle superiori. Anche se il ricorso è stato presentato da alcuni studenti, assieme a diverse associazioni laiche e confessioni religiose non cattoliche, l’esito che ha avuto rappresenta indirettamente una vittoria della Flc: il sindacato di Pantaleo è infatti quello che ha combattuto, sia sul piano concettuale sia sul versante legale, più di tutti la volontà dei prof di religione di equipararsi a tutti gli effetti ai colleghi delle altre materie.
Il fatto che i giudici del tribunale laziale sostengano il contrario (“sul piano giuridico, un insegnamento di carattere etico e religioso, strettamente attinente alla fede individuale, non può assolutamente – sottolinea il Tar- essere oggetto di una valutazione sul piano del profitto scolastico”) viene così accolto con estrema soddisfazione dai lavoratori della Conoscenza della Cgil: “la decisione del Tar – sostiene Pantaleo – ristabilisce la giustizia negli istituti scolastici, anche ai fini di un ammodernamento della scuola italiana rispetto ai processi interculturali cui è proiettata quella internazionale: era assurdo che gli studenti italiani che si avvalevano della religione cattolica potevano avere dei crediti formativi, mentre coloro che non frequentavano le lezioni venivano dichiaratamente danneggiati“. A proposito di quest’ultimo specifico punto, nei mesi scorsi proprio la Flc-Cgil aveva protestato, ricorrendo anche al Consiglio di Stato per opporsi alla decisione del Tar di escludere dalla valutazione finale i docenti che durante l’anno scolastico hanno svolto attività alternativa all’ora di religione. E già nel maggio del 2007 sempre il Tar del Lazio emetteva una sentenza non troppo distante da quella formulata poche settimane fa: un parere che in pratica sanciva come la religione fosse “una materia extracurriculare” e che quindi non avrebbe potuto concorrere a formare il credito scolastico. La sentenza regionale però fu impugnata dal ministero dell’Istruzione: e la sesta sezione del Consiglio di Stato, appena due mesi dopo, accolse le osservazioni ministeriali respingendo di fatto la sospensiva del Tar laziale. Un ribaltamento che decretò così di nuovo plausibili i punti 13 e 14 dell’art. 8 della O.M. n. 26 del 15 marzo 2007 emessa dall’allora ministro Giuseppe Fioroni. Quell’ordinanza che oggi viene di nuovo resa inefficace, sempre dai giudici di primo grado del Lazio, con la n. 7076.
Visto che il dicastero di viale Trastevere nel frattempo ha cambiato il “primo inquilino”, ora c’è l’avvocato Mariastella Gelmini, non abbiamo la certezza che pure stavolta il Miur impugni la decisione presa dal Tar. Certo, se si tiene conto delle esternazioni del ministro e delle sue posizioni sensibili alla causa cattolica potremmo dire che è molto probabile. In ogni caso, in attesa della prossima puntata, la Flc-Cgil si gode la vittoria.