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Flc-Cgil: no ai banchi sponsorizzati

Per scatenare la protesta nelle scuole, ogni occasione è ormai buona.
Nella provincia di Barletti-Andria-Trani la Flc-Cgil, insieme con la Rete degli studenti medi e con il Coordinamento genitori democratici, ha deciso di presentare ricorso al Tar contro la decisione della Amministrazione provinciale di lanciare un bando che dà la possibilità a soggetti privati di dare un proprio contributo per il rinnovo degli arredi scolastici: in pratica con poco meno di 70 euro sarà possibile acquistare un kit completo (banco + sedia) con tanto di etichetta riportante il nome dello sponsor.
Flc, Cgd e Rete studenti fanno osservare che in questo modo gli sponsor si assicurano pubblicità a vita o quasi dal momento che un banco non invecchia tanto in fretta; ma soprattutto ritengono che a scuola, luogo di formazione per eccellenza, gli alunni non dovrebbero essere sottoposti a “bombardamenti” pubblicitari.
La questione è interessante e vale la pena di aspettare la decisione del Tar Puglia per comprendere meglio il problema sotto l’aspetto giuridico e amministrativo.
In linea generale, però, è possibile affermare che la sponsorizzazione, di per sé, non è vietata dalla legge, anzi è espressamente prevista proprio dal regolamento di contabilità delle Istituzione scolastiche e precisamente dall’articolo 41.
Nel caso specifico, però, il contratto verrà stipulato non dalle scuole ma dalla Amministrazione provinciale. E allora, forse, l’irregolarità potrebbe consistere nel fatto che la Provincia non ha coinvolto le scuole nell’operazione, perché se una singola istituzione scolastica decidesse di sottoscrivere un accordo con una azienda privata per ottenere 100 banchi “sponsorizzati” sarebbe difficile parlare di irregolarità.
I ricorrenti sostengono anche che ciò che disturba non sono i banchi regalati da questa o quella azienda ma le etichette con il nome dello sponsor.
Francamente la protesta appare un po’ pretestuosa: basti pensare al materiale informatico che le scuole comprano (e pagano) e sul quale compare – da sempre – il nome del produttore e alle volte anche quello del concessionario dove è stato acquistato. Di PC e stampanti etichettati sono pieni i laboratori di tutta Italia e mai a nessuno è venuto in mente di protestare. Senza parlare delle migliaia di LIM che stanno entrando nelle scuole per espressa volontà del Ministero.
Ma se il Tar dovesse dare ragione alla Flc, la questione potrebbe complicarsi non poco: si può escludere che qualche comitato possa protestare per il marchio della cartella del prof o perché il cellulare che il preside lascia in vista sulla propria scrivania riporta la marca del produttore ?

Reginaldo Palermo

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