Le polemiche e le prese di posizione sull’obbligo scolastico a 18 anni si susseguono senza sosta. Nel pomeriggio del 23 agosto Flc-Cgil ha diramato sul tema un comunicato piuttosto chiaro.
“Flc Cgil – si legge nel documento – ha da sempre sostenuto la necessità di estendere l’obbligo scolastico, non semplicemente di istruzione e formazione, fino ai 18 anni. Ne esistono la necessità e le condizioni. Il nostro Paese può e si deve permettere di investire le risorse necessarie per far seguire, ai giovani che entrano nella scuola italiana, un percorso che consenta davvero la piena attuazione dei valori costituzionali di libertà, uguaglianza, democrazia e pieno sviluppo della persona umana”.
E allora, perchè alla Flc non piace l’idea della Fedeli? La spiegazione è presto detta: “Riteniamo del tutto sbagliata la curvatura ‘funzionalista’ attribuita dalla ministra alla proposta, cioè legata unicamente agli interessi del mondo produttivo, che pur nella sua importanza sembra essere, di nuovo, l’obiettivo prevalente sotteso alla legge 107/2015 e più in generale dell’attuale governo. Così come appare profondamente errata l’operazione che sembra voler compensare la prevista riduzione del percorso delle scuole superiori a quattro anni con un innalzamento dell’obbligo che, cosiffatto, fallirà gli obiettivi fondamentali sopra richiamati”.
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“Nel passato – sottolinea il sindacato di Francesco Sinopoli – seppur con evidenti contraddizioni, è stato introdotto l’obbligo di iscrizione ad un percorso di istruzione e formazione entro i 16 anni e l’obbligo di permanere nel sistema di istruzione e formazione per conseguire un titolo di qualifica o di diploma entro i 18 anni. Questo quadro confuso e improduttivo ha mostrato tutti i suoi limiti. Da ciò la ormai storica proposta della Cgil di elevare l’obbligo scolastico a 18 anni”.
“Per questo obiettivo – prosegue la Flc-Cgil – sono però necessari chiarezza sulle finalità e coinvolgimento dei soggetti che debbono attuare il cambiamento: il personale delle scuole autonome e le loro rappresentanze sindacali, le associazioni professionali, il mondo della ricerca pedagogica. E sono necessarie le risorse”.
E su quest’ultimo punto il sindacato di Sinopoli fornisce anche i numeri: “Alla proposta di elevamento dell’obbligo a 18 anni, contenuta peraltro nel Piano del Lavoro della CGIL, insieme ad altre proposte di riqualificazione dell’intero sistema scolastico (la generalizzazione della scuola dell’infanzia ad esempio), la FLC CGIL ha accompagnato anche una quantificazione delle risorse occorrenti: si devono investire 17 miliardi di euro che corrispondono a quel punto di PIL che ci manca nell’investimento in istruzione per essere allineati alla media dei Paesi Ocse”.
A questo punto, conclude la Flc-Cgil la Ministra deve fare solo una cosa: reperire le risorse per attuare questo programma.
In ogni caso resta sempre da chiarire come si può conciliare l’obbligo a 18 anni con il conseguimento del diploma a 18 anni che nessuno dei sostenitori di questa soluzione ha mai spiegato.
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