Erano almeno 500, molti dei quali appartenenti al personale Ata, i partecipanti al presidio organizzato il 6 luglio dalla Flc-Cgil e dal Coordinamento precari della conoscenza davanti a Palazzo Madama per chiedere forti modifiche alle parti di testo riguardanti il comparto dell’istruzione e della ricerca, contenute sia nel Decreto sviluppo sia nella manovra del Governo.
Sono stati diversi gli interventi che si sono succeduti per protestare contro un provvedimento – il Decreto sviluppo,la cui approvazione definitiva è attesa per il 7 luglio – ritenuto “inadeguato a rispondere alle esigenze del Paese su settori nevralgici per la sua crescita come scuola, università, ricerca, Afam”. Sotto accusa, in primis, è la parte che impedisce di fatto ai lavoratori della scuola di essere assunti dopo tre anni di servizio su posti liberi perché privi di personale titolare. Durante il presidio, diversi senatori dell’opposizione sono scesi in piazza e hanno solidarizzato con i manifestanti.
Le critiche non hanno risparmiato la manovra estiva: il segretario Flc-Cgil, Domenico Pantaleo, ha detto che i contenuti della manovra “riguardo a istruzione e conoscenza si prospettano distruttivi”, riferendosi in particolare alla proroga del blocco dei contratti, alla riduzione di presidi e vicepresidi e ai paletti messi al settore del sostegno. Poi ha aggiunto: “di fronte a un Governo talmente indebolito da chiedere nuovamente la fiducia, che pare sarà posta domani anche al Senato, la mobilitazione della Flc-Cgil non si ferma”.
Una frase che conferma la linea di contrapposizione, ormai ad oltranza, di un sindacato che sembra sempre più volersi far carico di problemi e nodi politici, da cui quasi sempre deriva le sorti dei lavoratori da loro rappresentati.