Domani, giovedì 31 ottobre, per tutto il personale del comparto “Istruzione e Ricerca”, in Sicilia è prevista, oltre allo sciopero, una manifestazione davanti alla sede della Prefettura di Palermo.
Le motivazioni, come è noto, sono: “Dimensionamento scolastico, salari troppo bassi, sovraccarico di lavoro del personale Ata, precarietà, dispersione scolastica, povertà educativa, spopolamento delle aree interne”.
Si tratterebbe in pratica, secondo il sindacato guidato da Adriano Rizza, di una vibrata protesta contro “la drastica riduzione del numero delle autonomie scolastiche. Solo negli ultimi tre anni la Sicilia ne perde circa 100. Questo comporta un taglio del personale e un aumentare del carico di lavoro che si ripercuote sull’organizzazione dei servizi scolastici”.
Ma non solo, da sottolineare la questione salariale mai risolta: “Siamo nella fase del rinnovo del ccnl 2022/2024 e viene proposto un aumento imbarazzante del 5,78%, rispetto ad un’inflazione che viaggia intorno al 18%. Ciò vuol dire perdere 3.500 euro circa all’anno di potere d’acquisto. Va ricordato a tal proposito che il salario del comparto scuola è al di sotto non solo della media europea, ma anche degli altri settori del pubblico impiego, sebbene nella scuola registriamo il più alto numero di lavoratori laureati”.
A parte l’annosa piaga del precariato che condanna decine di migliaia di lavoratori all’incertezza e per il quale è chiesto un piano straordinario di assunzioni su tutti i posti liberi e soprattutto pari diritti tra personale di ruolo e precari, la Sicilia è oberata da un contesto “segnato da una percentuale altissima di dispersione scolastica e povertà educativa, caratterizzata, come dichiarato qualche giorno fa dal direttore della Svimez Luca Bianchi, dallo spopolamento che ha causato negli ultimi 20 anni la fuga di ben 300.000 persone, di cui 200.000 sotto i 35 anni”.
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