La Flc Cgil Sicilia incontrerà, a partire da domani, 17 novembre, i lavoratori del mondo della scuola. I temi delle assemblee riguarderanno: il contratto integrativo sulla didattica digitale integrata e l’intesa politica che prevede altresì la consultazione dei lavoratori; il rinnovo del contratto nazionale del lavoro; la sicurezza nella scuola al tempo del covid19; le problematiche che riguardano i lavoratori Ata; le novità del sistema pensionistico alla luce della nota operativa 36103 del 13 novembre del 2020 pubblicata dal Ministero dell’Istruzione per il personale della scuola che dal 1° settembre 2021 sarà collocato in pensione.
Tutte le assemblee sindacali si terranno in videoconferenza e vedranno la partecipazione dei vertici nazionali della Flc Cgil, oltre che dei segretari generali delle rispettive province.
“In questi mesi – dichiara il segretario regionale Adriano Rizza – è stato fatto un grande lavoro da tutti i lavoratori del mondo della scuola, dai dirigenti, ai docenti al personale Ata delle 831 scuole siciliane per garantire agli studenti un avvio regolare delle attività didattiche in presenza. Purtroppo la seconda fase della pandemia, che gli esperti avevano più volte annunciato, avrebbe meritato maggiore attenzione da parte delle forze politiche. Così non è stato e a pagare ancora una volta le conseguenze saranno gli studenti e i lavoratori”.
“A seguito della prima ondata del covid19 – aggiunge – l’Italia è il Paese che ha mantenuto più a lungo le scuole chiuse e con la seconda ondata siamo il primo Paese europeo a chiuderne una buona parte. Il sovrapporsi di norme come Dpcm e ordinanze regionali e comunali ha creato una grande confusione che ha disorientato studenti e personale scolastico, ma soprattutto le famiglie che vivono con grande apprensione questo momento così complicato”.
“I diritti all’istruzione e alla salute – conclude Rizza – rappresentano per noi un binomio inscindibile. Ma per fare questo bisogna tornare a investire in questi due settori fondamentali del pubblico impiego. Settori che negli ultimi anni sono stati considerati come il bancomat per risanare una crisi economica sicuramente non causata né dai medici né dai nostri docenti”.
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