Anziché incentivarla, il reddito di cittadinanza avrebbe ridotto la spinta per l’occupazione lavorativa. L’ipotesi sta prendendo corpo da diversi mesi e anche le statistiche sull’andamento dell’impiego danno sostanzialmente corpo alla tendenza. Il Governo, in particolare il M5s che ha ideato e voluto fare approvare il provvedimento ad inizio legislatura, è preoccupato. Assodato che l’assegnazione della somma mensile non verrà cancellata, visto che solo qualche giorno fa è stata difesa a spada tratta anche dal leader politico dei grillini Giuseppe Conte, nell’Esecutivo si tenta allora di escogitare qualche correttivo. E sarebbe coinvolta anche l’Istruzione: una delle ipotesi è quella di togliere il reddito di cittadinanza a chi non ottempera all’obbligo di legge di mandare i figli a scuola.
“Già oggi è previsto che nel patto propedeutico al reddito di cittadinanza ci sia l’obbligo di mandare i figli a scuola – ha detto il 28 maggio il ministro del Lavoro Andrea Orlando a Napoli – Se servono ulteriori strumenti per rafforzare questo elemento io sono d’accordo, lo trovo ragionevole”.
Il numero uno del dicastero del Lavoro ha poi aggiunto che si sta “discutendo con il ministero dell’Istruzione per lavorare anche sull’istruzione degli adulti, perché uno dei problemi che emerge dalla mappatura dei percettori è anche quello di una bassissima scolarità, parliamo del 7-8% che non ha la quinta elementare”.
A pensarla diversamente è il leader di Italia viva, Matteo Renzi, che ha annunciato la volontà di raccogliere le firme su un Referendum per chiedere l’abolizione del reddito di cittadinanza. “Bisogna dirlo con forza: il reddito di cittadinanza non combatte la povertà. Il reddito di cittadinanza condanna una generazione a rimanere povera per sempre”.
“A meno di non voler dire che con 500 euro al mese si può campare bene. Per combattere la povertà serve il lavoro, non il sussidio. Su questo sono pronto a fare dibattiti in tutta Italia: noi siamo il vero partito del lavoro, altro che redditi di cittadinanza e quota 100. Lavoro vero, lavoro di qualità, lavoro pagato bene. Ma lavoro, non sussidi”.
“Non vedo perché” il reddito di cittadinanza “vada eliminato – ha replicato il ministro Orlando -: ha contrastato la povertà assoluta, è stato un errore pensare che potesse essere uno strumento di politiche attive per il lavoro. Come contrasto alla povertà ha svolto la sua funzione. Se ci sono altre idee per contrastare la povertà discutiamone. Dare la colpa ai poveri di essere poveri non mi sembra una linea condivisibile”.
Orlando ha quindi espresso qualche riserva a proposito delle proteste di una parte degli imprenditori in Campania, tra cui bar e ristoranti, sulla carenza di personale da assumere, fenomeno imputato al reddito di cittadinanza.
“Sull’incrocio tra domanda e offerta – ha detto – vedo una sopravvalutazione dell’impatto che può avere il reddito di cittadinanza”.
Il ministro ha però anche detto che “è stato giusto introdurre delle norme che consentano di fare ai centri per l’impiego due chiamate, dopo le quali c’è la decadenza dal beneficio, ma penso anche che si sottovaluti molto l’andamento della curva demografica, il fatto che molti giovani vanno in altri paesi e il livello dei salari”.
Il riferimento di Orlando è a quegli stipendi che non sono molto più alti del reddito di cittadinanza. Il dibattito rimane aperto.
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