«Brutto segnale per chi vuole tapparci la bocca», così può riassumersi il commento della Federazione nazionale della stampa alla notizia della sospensione dell’incontro, da parte del dirigente scolastico dell’Istituto “Archimede” di Rosolini (SR), tra il giornalista Paolo Borrometi e gli studenti.
Fra l’altro la manifestazione con il giornalista minacciato dalle cosche era in programma per il 22 maggio, l’anniversario della strage di Capaci, dentro le cui bombe morirono dilaniati il giudice Falcone e la sua scorta. Annullare dunque un incontro con un giornalista minacciato dalla mafia è sembrata, da parte proprio della scuola, una resa alle intimidazioni e alle minacce di cui le organizzazioni criminali sono maestre nella loro gestione.
E l’annullamento si è verificato proprio lo stesso giorno in cui alcuni dirigenti scolastici protestavano contro una finction televisiva, Il capitano Maria, nella quale appariva una figura di dirigente scolastico non perfettamente coraggioso.
«La disdetta dell’incontro con Paolo Borrometi in una scuola a Rosolini, a pochi chilometri da Pachino (luogo in cui i boss avevano organizzato l’attentato ai danni del giornalista e della sua scorta scoperto dalla Polizia e dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania), al di là delle intenzioni, è un segnale bruttissimo che ci preoccupa e ci angoscia» hanno dichiarato il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.
«C’è il rischio che tali atteggiamenti vengano presi come segnali di paura e coinvolgano le comunità, dando inevitabilmente segnali di debolezza a chi vorrebbe tapparci la bocca. In momenti come questi, invece, si dovrebbe fare tutti squadra ed organizzare numerose manifestazioni per far comprendere che non abbiamo paura di chi vorrebbe morto Paolo, per di più con un attentato dalle modalità degli anni bui delle bombe. Chiediamo, a questo punto, che non sia più la scuola ad organizzare l’incontro, ma che siano il Comune di Rosolini e le associazioni del territorio, ad iniziare ovviamente da Libera, a promuovere un evento pubblico in piazza in cui Borrometi possa spiegare le sue inchieste con nomi e cognomi, ad iniziare dai boss che lo volevano morto».
«La decisione del preside – hanno invece detto Alessandro Galimberti e Leone Zingales, presidente e vice-presidente dell’Unione nazionale cronisti italiani – non sembra ben ponderata. Anche a prescindere dalla valutazione dell’efficacia del sistema di sicurezza predisposto dal ministero, che di tutta evidenza non spetta al dirigente scolastico, l’effetto dell’oscuramento della voce di Borrometi va nella direzione desiderata da chi lo vuole zittire per sempre».
«Al contrario – aggiungono -, riteniamo che la sottocultura mafiosa vada combattuta proprio con la diffusione della voce di chi dimostra ogni giorno che violenza e sopruso possono essere sconfitte dall’adesione diffusa alla legalità. E questo percorso non può che iniziare nelle scuole».
Dalla parte del preside invece si sono schierati i genitori degli studenti dell’Istituto “Archimede”, che ritengono pericoloso per l’incolumità fisica dei figli l’incontro con il giornalista che negli ultimi tempi continua a sostenere di essere scampato ad un attentato con autobomba progettato ai suoi danni da un’organizzazione criminale di Pachino.
Attentato definito una vera e propria bufala dall’avvocato difensore dei boss: “Se fosse stato vero il progetto criminoso dell’autobomba il mio cliente a quest’ora sarebbe stato rinchiuso in un carcere di massima sicurezza. Invece, è assolutamente libero, segno questo che l’asserito attentato con autobomba è frutto della fantasia del signor Borrometi”.
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