Sarebbero 4,6 miliardi gli Euro del Pnrr da investire nelle scuole materne e negli asili nido e se il governo non dovesse tenere alta l’attenzione, a sfruttarli, c’è il reale rischio di perderli e sarebbe un disastro. Per l’Italia infatti, grazie al Pnrr, si tratterebbe di un investimento che porterebbe un grande ritorno in tutto il Paese di capitale, come ha spiegato la direttrice della School of Gender Economics della Sapienza di Roma.
Sembra che per ogni euro investito nell’infanzia, ne tornerebbero indietro 13.
Ma come? Si metterebbe in moto una dinamica in tutto il Paese che andrebbe a “liberare” le lavoratrici donne dalle incombenze domestiche come l’allevamento dei figli, le quali quindi andrebbero a produrre reddito: “Un reddito in più per se stesse, per la famiglia ma anche per l’intero sistema economico, diventa prodotto interno lordo“.
Dunque non solo le donne coinvolgerebbe la costruzione di nuovi asili nido e scuole materne, ma queste sarebbero anche volano per l’ingaggio di muovo personale a cui si assommano le mense, le pulizie, la logistica e così via.
L’Europa prevede che per tutti i Paesi Membri ci sia almeno un posto ogni tre bambini garantito in una scuola per l’infanzia, ma da noi come al solito le cose sono diverse. Infatti, al Nord Italia ci sono a volte anche 2 posti su 3, mentre al Sud i posti, oltre a essere pochi, talvolta mancano del tutto.
Secondo inoltre gli analisti economici, l’implementazione di tali strutture favorirebbe la natalità, in accordo coi dati secondo i quali nei paesi in cui le donne sono maggiormente occupate, sono gli stessi con il maggior numero di natalità. Il risultato della crescita del prodotto interno lordo va di pari passo dunque con la costruzione dei nidi.
Il rischio maggiore, oltre a quello di non rispettare le scadenze, adesso sarebbe quello di un ricollocamento dei fondi da parte del governo, qualora non si volesse puntare sulla riqualificazione degli edifici.
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