Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, con un editoriale su “La Stampa” apre una riflessione su quelli che saranno i prossimi compiti del nuovo ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti.
Pur ammettendo che per il titolare di Viale Trastevere la condizione di essere uno che proviene dai ranghi della scuola dovrebbe favorire l’approccio con le problematiche scolastiche, avendone conoscenza diretta, Gavosto afferma che il compito di Bussetti “non sarà affatto semplice”.
Secondo il Direttore della Fondazione Agnelli “nonostante la paziente ricucitura di Valeria Fedeli, la Buona scuola di Renzi lascia infatti ferite profonde: la mancata rispondenza delle nuove assunzioni ai bisogni delle scuole; la mobilità degli insegnanti al Sud, dove non ci sono più cattedre perché la popolazione studentesca è in calo da anni; il ruolo dei presidi; il premio economico ai docenti, soluzione inadeguata al problema di costruire loro un percorso di carriera, l’alternanza scuola-lavoro“.
Per capire quali misura adotterà il nuovo Ministro, bisognerebbe fare riferimento al contratto stipulato fra il M5S e la lega, ma Gavosto fa notare come il testo non venga molto in aiuto considerando quello che già a molti è sembrato un refrain, ovvero “la necessità di superare la Buona Scuola, ma senza specificare come“.
Non manca Gavosto di definire alcuni aspetti del dibattito sulle misure da adottare per il futuro nella scuola: irrilevanti, come è il caso di eliminare le classi sovraffolate, considerando che le statistiche dicono che il nostro Paese perderà nei prossimi dieci anni un milione di studenti; positivi come la formazione dei docenti.
Ma le aree in cui il nuovo governo può lasciare il segno sono per Gavosto due: l’alternanza scuola lavoro e il regionalismo scolastico.
Nel primo caso però il Direttore della Fondazione Agnelli, avverte su “La Stampa” che il rischio è che le posizioni all’interno della maggioranza potrebbero trasformarsi in un caso Ilva, con la Lega che spinge per la valorizzazione dell’alternanza guardando al sistema produttivo e il M5S che frena, “preoccupato che le attività svolte nulla abbiano a che fare con gli apprendimenti“.
Infine il tema del regionalismo scolastico su cui addirittura “qualcuno – scrive Gavosto – potrebbe volersi spingere ancora più avanti, fino al passaggio dei docenti alle dipendenze delle regioni”, presenterebbe l’eventualità di generare “un allargamento del divario di apprendimenti fra sud e nord”.