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Fondi alle cattoliche: dopo il dietrofront del Governo la Chiesa ringrazia e rilancia

Alla vigilia di Natale la Chiesa torna a chiedere ulteriori risorse e plaude al Governo italiano per gli accorgimenti dell’ultimo momento attuati in Finanziaria, con l’appoggio anche del Pd, a favore delle scuole private: l’emendamento, giunto immediatamente dopo le minacce di mobilitazione di monsignor Bruno Stenco, direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per l’educazione, permetterà infatti di mantenere in vita i migliaia di istituti paritari di stampo cattolico, soprattutto scuole dell’infanzia, attraverso la destinazione di gran parte dei 135 milioni di euro di cui non vi era traccia nella prima bozza della Legge 133.
Ad esprimersi in questi termini è il cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza episcopale italiana, che attraverso una intervista a ‘Famiglia Cristiana’ ha espressamente detto che “l’Italia deve investire di più e meglio nella scuola. Occorre un piano educativo nazionale più efficace e vantaggioso, per i ragazzi e le famiglie. Tutte le associazioni delle scuole cattoliche – ha spiegato Bagnasco – hanno rilevato che i finanziamenti in questi anni ci sono sempre stati, senza mai alcun aumento. Dalla Legge finanziaria di quest’anno, invece, sembravano essere spariti. E ciò avrebbe messo in seria difficoltà la scuola paritaria”.
Per un altro anno le cose andranno invece avanti come sempre. Ed è già un successo, visto come si erano messe le cose. A sbloccare la situazione è stato, ad inizio dicembre, il via libera della Commissione Bilancio all’emendamento del relatore Maurizia Saia al ddl Bilancio che è riuscita a ricavare
i fondi grazie ad un taglio della stessa entità di riserva speciale del Ministero dell’economia: una modifica al testo iniziale che ha permesso di sbloccare per le scuole private 120 milioni. Anche se l’ultima parola spetterà a Ministri dell’economica e dell’istruzione, è praticamente scontato che nella distribuzione delle risorse alle Regioni la maggior parte di questi fondi andranno proprio alle scuole parificate cattoliche.
Secondo Bagnasco lo Stato ha fatto bene perché questi finanziamenti sono finalizzati a soddisfare un servizio essenziale per la società: “le scuole cattoliche – ha detto il Presidente della Cei – coprono il 12 per cento del fabbisogno scolastico italiano, e ricevono dallo Stato lo 0,9 della spesa per l’istruzione. Inoltre il 50 per cento delle scuole materne nel nostro Paese – ha detto ancora Bagnasco – sono cattoliche: si tratta di un servizio al Paese e alle famiglie. Noi abbiamo chiesto solo di non interrompere questo servizio, in cambio di nulla”.
Anche se rientrante nella politica dei forti tagli alle risorse della scuola, attraverso i noti interventi di razionalizzazione e di dimensionamento degli istituti, la sospensione dei finanziamenti sarebbe stata ritenuta dalla Chiesa del tutto immotivata. Ancora di più se si pensa che erano stati assicurati anche dall’ultimo Governo di centro-sinistra ‘targato’ Prodi.  
Il Presidente della Cei ha sottolineato che la Chiesa non si avvarrà di certo di questi finanziamenti: “sono soldi che non vanno ai vescovi – ha concluso Bagnasco – ma servono per pagare gli stipendi. Questa valutazione, sostenuta dalla Conferenza episcopale italiana, ha avuto un’adeguata risposta, che è stata rispettosa della prassi seguita negli anni passati. Nulla di più, anzi semmai qualcosa di meno”.
E’ evidente l’intendimento della Cei di smorzare gli animi esagitati a seguito dai tagli alla scuola pubblica adottati dal Governo: il Cardinale Bagnasco sa bene quante proteste si leveranno – Cgil in testa – quando il Governo renderà ufficiale la suddivisione dei 120 milioni. Meglio, allora, ricordare l’importanza del servizio reso delle scuole cattoliche alle famiglie italiane. Lo stesso, però, che hanno offerto per decenni gli istituti pubblici. Anche quelli che dal prossimo anno non ci saranno più.
 
Alessandro Giuliani

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