Fondi alle scuole e parità

Sono un dirigente scolastico statale, ora in pensione. Ho letto in questi giorni gli articoli che pubblicati in polemica sui fondi alle scuole pubbliche paritarie. Mi stupisce che si dia spazio a questo tipo di polemiche di stampo vetero-risorgimentale.

Ho notato per fortuna che in altri momenti vi siete occupati di ragionamenti ben più seri e documentati sul problema delle finanze della scuola e sulla grave necessità di una loro riforma per migliori e più importanti investimenti.

E’ stato il caso di articoli sul costo standard che potrebbe portare una boccata d’aria nuova su un sistema di finanze scolastiche alla frutta.

Purtroppo in Italia (unico caso nel mondo, persino rispetto agli ex-Paesi comunisti) ci sono ancora giovani che vengono usati in piazza a polemizzare contro la scuola paritaria, mentre in tutto il mondo sviluppato (e molto anche di quello in via di sviluppo) una sana competizione nel mondo scolastico a parità di condizioni non fa che bene alla qualità della formazione.

Inoltre mettere in relazione la restituzione di fondi dovuti per legge alle paritarie (perché di questi si tratta e andrebbe detto con retta informazione) con il dimezzamento del fondi di istituto della statale è operazione giornalistica un po’ poverella!

Il problema serio è la decisione di investire in modo intelligente e moderno su tutto il sistema di istruzione, decisione che tutta la politica italiana (di qualsiasi parte e con grande “aiuto” del sindacato) non fa più da decenni.

E non si tratta solo di ristrettezze di bilancio, che esistono e con le quali occorre seriamente fare i conti tutti assieme. Si tratta soprattutto di sistemi centralistici di erogazione, di assenza di seri controlli sull’efficacia dell’utilizzo, di metodi vetusti di organizzazione del sistema.

Meglio quindi fare seri approfondimenti su come riformare il sistema della finanza scolastica che sbandierare contrapposizioni che forse nell’800 potevano avere un senso.

I lettori ci scrivono

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