Ci sono dati ed eventi che sfuggono alle capacità di comprensione del cittadino comune.
La questione dei fondi per l’edilizia scolastica fa parte di questi fatti incomprensibili.
In queste ore il ministro Giannini ha annunciato con una certa enfasi che il 60% dei fondi stanziati per questo scopo sono stati assegnati grazie al fatto che il Governo ha concesso una proroga (inizialmente i termini per Comuni e Province scadevano a fine febbraio, ma ora sono stati spostati al 28 aprile), quindi c’è tempo anche 3 settimane o poco più per assegnare il rimanente 40%.
Come di consueto la situazione è molto diversificata da regione a regione (e già questo è difficile da capire); in Piemonte dei 9milioni previsti ne sono stati assegnati poco più di 8, mentre in Campania è stato assegnato un solo milione dei 18 stanziati. In Basilicata i 2 milioni previsti sono stati attributi tutti, mentre in Puglia non si sia ancora nulla di dove finiranno i 12 milioni programmati (tanto che per questa regione, come per la Campania, è prevista una ulteriore proroga fino al 30 giugno.
Ma le stranezze non finiscono qui, perché questi sono soldi che erano previsti dal “decreto del fare” del giugno scorso: questo significa che ci è voluto quasi un anno solo per decidere come assegnare i quattrini (in Campania e in Puglia ci vorrà anche di più).
Nulla si dice sull’effettiva apertura dei cantieri e men che meno sul concreto ripristino degli edifici bisognosi di interventi.
Ora, la domanda è semplice: se è stato necessario un anno per distribuire 150 milioni, quanto tempo occorrerà per decidere in che modo spendere i 4 miliardi di cui parla Renzi?
Se dovessimo fare la proporzione, dovremmo dire che occorrerebbero più di 20 anni, ma è ovvio che in questo caso la regola del “tre semplice” non vale.
Resta comunque il fatto che non è facile accettare che nelle scuole italiane crollano tetti e soffitti mentre nelle casse dello Stato giacciono inutilizzati soldi che il Governo ha deciso da tempo di destinare alla sicurezza degli studenti e del personale.
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