La crisi pandemica e la conseguente emergenza sanitaria hanno messo a serio rischio la stabilità finanziaria nonchè strategica di settori quali industria, artigianato e ristorazione, stravolgendo inoltre l’organizzazione e l’allestimento delle attività tra quelli pubblici. Tra questi figura, com’è ovvio, una scuola già martoriata da continui tagli alla spesa, dall’assenza di welfare e trattamento contrattuale appropriato per i dipendenti, dalla presenza di strutture vecchie, inadeguate ed assai obsolete rispetto all’innovazione tecnologica e multimediale che, in termini di tools, dovrebbe interessare una didattica sempre più inclusiva ed atta a stimolare il piacere all’impegno. I fondi del PNRR, per tale appunto, mirano a due settori apparentemente in contrasto ma nettamente in diretta comunicazione: scuola e digitale. Per la prima si prevede un complessivo ammodernamento delle strutture atte, relativamente al secondo punto, ad accogliere laboratori digitali, apparecchiature e dispositivi per una didattica multimediale. Vediamo come tali risorse vengono ripartire per avere un’idea più limpida.
Il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha reso noto, in sede di conferenza stampa, che i fini per cui il PNRR era stato allestito per il primo semestre dell’anno corrente sono stati adeguatamente raggiunti (45). Per tale ragione, si è messo adeguatamente in contatto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze per provvedere alla richiesta, in via formale, di ulteriori 21 miliardi di euro, suddivisi in 10 miliardi di sovvenzioni e 11 miliardi di prestiti. Gli obiettivi raggiunti ammontano a 45, tra cui figurano ammodernamenti, avvio di operazioni di rinnovamento di strutture, connessione di rete a scuola, formazione digitale per i docenti e maggiore inclusività per studenti svantaggiati e con DSA. L’erogazione dei fondi, secondo l’iter normativo alla base della procedura su descritta, avverrà nei mesi a venire.
L’erogazione comunitaria delle quote prevede, in somma sostanza, un ridisegno strutturale ed efficace dell’allestimento delle gare pubbliche di appalto nonchè della progressiva riduzione del numero complessivo dei soggetti appaltanti, ad oggi circa 10.000. Questo per garantire forme di finanziamento più dirette ed ovviare insulsi e sgraditi ritardi burocratici per interventi strutturali urgenti nelle scuole e negli atenei del Belpaese. Novità in seno all’abilitazione e all’arruolamento di nuovi docenti: più concorsi, meno burocrazia, almeno in programmazione. Altri fondi, 550 milioni di euro, saranno dedicati ai progetti di ricerca avanzanti nel settore dell’ecologia e della transizione digitale. Non marginale l’assegnazione di premi in denaro ai progetti di ricerca più innovativi, garantendo una dovuta mobilità dei ricercatori anche a livello internazionale.
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