Programma operativo nazionale Educazione 2014-2020, o Pon Scuola: croce e delizia, garbuglio tecnico e fatica, inciampo burocratico e incertezza, mentre però vengono messi a disposizione delle scuole 2,85 miliardi di euro, di cui quasi 1,6 miliardi dal Fondo di sviluppo regionale (Fesr) e dal Fondo sociale (Fse).
Una montagna di soldi
Dunque si tratta, come riporta Il Sole 24 Ore, di una montagna di euro destinata agli 8.730 istituti scolastici italiani di ogni ordine e grado, e soprattutto ai Centri per l’istruzione degli adulti e in particolare delle regioni del Sud cui spetta la fetta più grossa da 2,12 mld.
Progetti ambiziosi per migliorare la didattica
L’obiettivo è sviluppare progetti per scuole inclusive e di qualità, ma quando si tratta di richiedere i soldi, e quindi passare alla fase operativa, ci si rende conto che le difficoltà e il lavoro che ci sono dietro talvolta superano l’entusiasmo e allora si abbandona.
Carico enorme di lavoro
E non sempre senza ragione, considerato che il carico di lavoro che si riversa sulle segreterie delle scuole è enorme, mentre i cavilli burocratici mandano in confusione il personale e i docenti che si incaricano di svilupparli, come ha segnalato Anquap, il sindacato dei direttori dei servizi generali e amministrativi(Dsga) che parla di «perdurante angheria burocratica», mentre l’associazione dei presidi (Anp) denuncia una «vera e propria vessazione» in atto: nel mirino la burocrazia del Pon che «scoraggia l’adesione» e «rende impossibile l’utilizzo dei fondi». Un altro problema è costituto dal gap temporale tra avvio dei progetti e arrivo dei finanziamenti.
Molti i progetti autorizzati
In ogni caso, precisa Il Sole, i progetti autorizzati sono tantissimi: ben 47.099 (dato Miur), in media più di cinque per scuola in sette anni di programmazione. E sono destinati ad aumentare ancora prima della fine del 2020. Con questi numeri, non stupisce più di tanto che siano in tante le scuole a fare un passo indietro, rinunciando al finanziamento. Rinunce e revoche arrivano in media quasi al 4%, con picchi di circa il 10% in Veneto e Piemonte e sono ben sopra la media anche in Sardegna (6,48%)e Umbria (8,73%).
«Un altro problema che costringe le scuole a restituire i fondi, ferme restando le condivisibili esigenze di controllo, sono gli oneri burocratici».
La capacità italiana di rendere difficile il facile
È bene ricordare tuttavia che i programmi italiani non hanno mai subito perdite significative di risorse comunitarie, ma la necessità di rispettare le scadenze Ue e la capacità tutta italiana di rendere ancora più complicate e farraginose procedure che già in partenza semplici non sono, costringe regioni e ministeri a continue corse contro il tempo e ad escamotage (progetti coerenti, progetti sponda, progetti a cavallo) che inevitabilmente si riflettono sull’efficacia dell’intera politica di coesione.