Fondo d’istituto ridotto in modo drastico, ed alcune scuole dicono no alle commissioni

L’anno scolastico 2013/2014, per i tagli complessivi che ha caratterizzato, su tutti i fronti, il settore della scuola, è certamente il peggiore in assoluto. Ti capita di partecipare a diverse assemblee sindacali, convocate a marzo per discutere di contratto integrativo, verrebbe da dire, ma come, a marzo si deve ancora sottoscrivere il contratto integrativo d’istituto? Sì. I motivi sono ovvi, non si conoscevano le risorse disponibili a settembre, e grazie anche alla riforma Brunetta e ad una giurisprudenza che pian piano si sta consolidando, alle Rsu hanno sottratto molte competenze, ed una delle poche rimaste in vita, ad oggi almeno, è quella relativa alla contrattazione sul Fis. Gli organi collegiali, nonostante le premesse e gli insegnamenti dell’anno scorso, hanno deliberato, ad inizio anno, attività programmatiche ed aggiuntive, come se tutto fosse nella norma. Sono stati inseriti nei Pof progetti, sono state deliberate commissioni, funzioni aggiuntive, individuati referenti e così via discorrendo. Poi, come d’altronde era ben prevedibile, questi intenti, e queste attività, molte delle quali già prestate, si scontrano con la realtà già nota a settembre, ma ignorata dalla solita mentalità che spinge a dire” tanto i soldi arriveranno”.
In realtà i fondi sono stati ridotti in modo drastico, talmente drastico che attività, pur se non obbligatorie, pur se facoltative, pur se deliberate, esercitate ed impegnative, verranno retribuite in modo miserabile.
D’altronde ad inizio anno non si indicava il quantum, ed i lavoratori erano ben informati del rischio in essere.
Malgrado ciò tutto è andato inesorabilmente avanti. Ma quando si convocano le assemblee sindacali, per dare mandato alle Rsu su come contrattare, ecco emergere malumori, proteste. Una delle iniziative che sta prendendo piede è quella di bloccare, almeno per l’anno prossimo, ma in alcuni casi anche per l’anno vigente, conferendo mandato agli organi collegiali di sospendere il blocco delle attività perché non ci sono i finanziamenti per retribuire certe e date prestazioni, le commissioni.
Di norma il collegio docenti, spogliandosi di proprie prerogative e competenze, decide di delegare a delle commissioni attività che sono proprie di questo importante organo. Le attività che possono svolgere sono variegate, si va dal coordinamento della progettazione, alla realizzazione, valutazione e documentazione degli ambiti per i quali sono stati nominati i docenti individuati come responsabili in base alla loro disponibilità. Ebbene si decide, in diversi casi, di bloccare queste attività, di destinare i compensi destinate ad esse alla flessibilità e nello stesso tempo il collegio docenti si riappropria di proprie funzioni e competenze. Insomma quello che sta accadendo è molto semplice.
Tutte quelle attività aggiuntive, non obbligatorie, che per anni hanno caratterizzato la scuola dell’autonomia e della gerarchia e nello stesso tempo facilitato il compito della dirigenza scolastica, per stato di necessità, più che per reale convinzione, per stato di protesta più che per indigestione di queste funzioni, vengono bloccate, sospese. Le scuole sono chiamate,nel loro piccolo, ad effettuare tante piccole spending review. Si dibatte per ore per decidere quale voce tagliare, ma alla fine, il nodo viene al pettine, ed i lavoratori e le lavoratrici della scuola decidono di non tagliare le singole voci, che comporterebbero uno spostamento minimo di risorse, ma interi sistemi ove queste voci sono inserite.
Risultati?
Collegi docenti che ritornano ad essere luoghi di progettazione e programmazione e di discussione, dirigenti scolastici che non delegano più nulla, non per loro scelta, ma per mancata disponibilità dei docenti, scuole che riducono o tagliano attività aggiuntive, gerarchizzazione all’interno della scuola in crisi, docenti che ritornano ad essere semplicemente docenti e dirigenti che esercitano tutte le loro funzioni. Dove non è riuscita pienamente la lotta è riuscita a demolire un certo tipo di scuola molto controversa lo stato di necessità. Insomma questo 2013/2014 verrà certamente ricordato come Annus Horribilis per il fondo d’istituto, che sembra essere destinato all’azzeramento, anche se le dichiarazioni del nuovo ministro lascerebbero intendere il contrario. Ma le dichiarazioni sono parole, parole che volano, i fatti restano e tra questi fatti vi è il pareggio di bilancio in costituzione, vi sono i parametri europei da rispettare, vi è una spending review che continuerà a guardare alla scuola.
I lettori ci scrivono

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