In questi giorni l’attenzione del mondo della scuola è tutta focalizzata sul disegno di legge di riforma e sulle modalità della sua eventuale approvazione. Assunzioni, albi territoriali, “presidi-sceriffo” e valutazione dei docenti sono al centro del dibattito e anche dell’interesse degli stessi sindacati.
Ma, negli anni passati, il tema fisso delle ultime settimane dell’anno scolastico era un altro: le risorse da destinare al fondo d’istituto e i criteri di ripartizione.
Il ritardo di quest’anno appare per la verità poco comprensbile, a meno che non nasconda una sgradevole sorpresa e cioè una ulteriore riduzione dell’entità del fondo.
Fino ad alcuni anni fa le scuole potevano contare coplessivamente su un miliardo e mezzo di euro circa, somma che si è però progressivamente ridotta fino a 6-700 milioni per consentire il riconoscimento degli scatti di anzianità a tutto il personale.
Un anno fa, quando si parlava del fondo, il ministro Giannini aveva garantito che per il futuro le risorse sarebbero state adeguate e incrementate in modo da ritornare alle vecchie cifre. In realtà di soldi “freschi” non se ne sono visti nè è stata affrontata (e ovviamente neppure risolta) la questione del blocco degli scatti del 2013.
Anzi, il ritardo sul fondo 2015/2016 fa addirittura pensare a un ulteriore taglio, anche perchè, per il momento, nulla si sa sulla provenienza di alcune somme stanziate con il ddl scuola, a cominciare dai 200 milioni di euro previsti per premiare il merito dei docenti.
Senza voler sminuire l’importanza del dibattito sul ddl scuola ci sembra che la questione del fondo di istituto non debba essere sottovalutata perchè ha a che fare con il concreto funzionamento delle istituzioni scolastiche a partire da settembre. Vedremo se, nelle prossime settimane, sindacati e Ministero vorranno iniziare ad occuparsi anche di questo tema.
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